Ostaggio filippino rapito in Iraq tornato in patria

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Un’ennesima battaglia è divampata in Iraq. Fonti militari americane hanno riferito, stamani, che almeno 25 miliziani sono rimasti uccisi ieri, a Ramadi, in seguito a furiosi combattimenti con truppe statunitensi. Successivamente, è stato annunciato l’abbattimento di un elicottero americano ma la notizia è stata smentita dagli Stati Uniti. La polizia irachena ha reso noto, inoltre, di aver trovato il corpo decapitato e la testa di un occidentale; la vittima non è stata identificata. Nel Paese arabo, dove stamani l’esplosione di una bomba ha causato a Baghdad la morte di un bambino di dieci anni, si alternano intanto notizie di liberazioni e rapimenti. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

Grandi festeggiamenti hanno accolto a Manila il rimpatrio dell’ex ostaggio Angelo de la Cruz, rilasciato dopo il ritiro anticipato del contingente filippino dall’Iraq. Ma il Paese arabo continua ad essere colpito dal dramma dei sequestri: la televisione al-Arabiya ha mostrato un nuovo filmato, nel quale si vedono sette stranieri, tre indiani, tre keniani e un egiziano, tenuti in ostaggio dal sedicente gruppo estremista islamico delle ‘Bandiere nere’. I sequestratori minacciano di uccidere i prigionieri se la società del Kuwait per la quale lavorano non lascerà l’Iraq. E l’orrore del terrorismo è riproposto anche in un altro video, diffuso ieri dalla Cnn.

Filmato sull’11 settembre

Nel filmato si vedono almeno quattro dirottatori dell’aereo schiantatosi contro il Pentagono l’11 settembre 2001, superare i controlli all’aeroporto di Washington. Questo episodio ed altri errori sono analizzati nel rapporto finale della commissione d’inchiesta sulle lacune dei servizi di intelligence prima degli attacchi terroristici contro gli Stati Uniti. Il documento, secondo quanto anticipato da fonti dell’amministrazione statunitense, afferma che i kamikaze “sfruttarono profonde carenze istituzionali”. Ma dal rapporto non emergono, alla luce di tali mancanze, critiche nei confronti del presidente George Bush e del suo predecessore Bill Clinton.

 

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