Natale nel mondo

© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Un forte richiamo al valore unico della vita umana, un accenno al Sinodo per il Medio Oriente tenutosi in Vaticano lo scorso ottobre, ma soprattutto un appello alla pace nell’area e la speranza che le campane della Notte Santa possano coprire il rumore delle armi. Questo l’augurio di Natale del Patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, nella Messa della Notte celebrata a Betlemme.

Natale in Terra Santa

In Medio Oriente e in particolare in Terra Santa la nascita del Signore riempie, dunque, di speranza una terra in cerca di pace e stabilità. Al microfono di Amedeo Lomonaco, la riflessione del custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, su luci e ombre di questo periodo:

 

R. – Tra le luci, possiamo mettere un numero molto alto di pellegrini, che è arrivato quest’anno e che ha portato molto lavoro e molta serenità in tante famiglie cristiane e non di Terra Santa, che vivono grazie ai pellegrinaggi e al turismo religioso. Le ombre sono, purtroppo, sempre le stesse: uno stallo nei colloqui e nei negoziati, che rende sempre più precarie le prospettive di sviluppo e di pace qui in Terra Santa. La comunità cristiana ha sempre la stessa missione: innanzitutto restare qui con un proprio stile di vita, con la propria attività, con un proprio legame con il territorio per mostrare che è possibile vivere pacificamente, nonostante tutto.

I doni per la Terra Santa

D. – E’ possibile vivere pacificamente. Quali doni può portare il Natale alla Terra Santa?

R. – Anzitutto una parentesi di serenità e di gioia per i bambini. Quando i bambini sono felici e contenti c’è un effetto a cascata che fa bene a tutti. E poi ci auguriamo che il Natale e l’inizio del nuovo anno portino delle prospettive più solide, soprattutto per tutti gli abitanti di questo Paese, sempre così fragile.

Una cartolina dalla Terra Santa

D. – Una cartolina, un’immagine, una storia che rappresenti il Natale in Terra Santa…

R. – Eravamo a Betlemme – adesso siamo a Gerusalemme – per portare i regali ai bambini di alcune case famiglie: bambini che vengono da situazioni familiari e sociali difficili. La gioia e gli occhi pieni di luce di quei bambini, credo che sia la cartolina più bella.

Natale in Europa

Il Natale in Europa è, purtroppo, offuscato da molte ombre, tra cui materialismo, consumismo e crisi spirituale. Ma è anche accompagnato, negli ultimi tempi, da una crescente ricerca di Dio. Quali sono dunque le luci e le ombre del Natale nel Vecchio Continente? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto a mons. Aldo Giordano, osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa:

 

R. – In tutti i Paesi d’Europa troviamo i segni del Natale, sembrano sempre più abbondanti, penso alle luci, agli alberi, ai mercatini, agli auguri, alle vacanze, ai doni, ma spesso mancano i contenuti. Restano i segni, ma manca il riferimento al vero contenuto del Natale, che è Gesù Bambino. C’è anche un po’ l’illusione pericolosa che questo sia un po’ più rispettoso verso la varietà delle tradizioni culturali o anche della varietà delle religioni.

Luci di vera speranza

D. – Ci sono oltre alle luci effimere, anche luci ricche di speranza che portano verso i veri contenuti del Natale?

“R. – A me sembra di notare che accade qualcosa di nuovo, e questo qualcosa di nuovo, mi sembra che sia una nuova domanda. C’è anche una nuova attenzione al presepio. C’è anche il fatto che le Chiese, in fondo, continuano a riempirsi a Natale, questo forse per rispondere a una grande solitudine, ma soprattutto c’è la solitudine di una persona, che non ha più riferimento a un altro, in alto”.

Senza Dio siamo soli

“La mancanza di Dio, cioè, alla fine ci fa sentire molto soli, soprattutto davanti ai grandi problemi della vita. Quindi, tornare in Chiesa a Natale, è anche di nuovo rimettersi in ricerca per uscire dalla solitudine. Ciò rispecchia anche il bisogno di senso, un bisogno accentuato naturalmente dalle crisi. La crisi economica ci toglie sicurezza. Positivamente si può dire che oggi c’è un nuovo desiderio di riaprire il cielo della propria vita, il cielo anche dell’Europa, della storia sul mondo del trascendente”.

Natale in India

Anche, in India, il Natale è offuscato dal consumismo e da un’allerta terrorismo scattato a Mumbai, la capitale finanziaria del Paese, per possibili attacchi nella prossima settimana. Ma la festa per la Venuta del Signore, qui, è anche un tempo di grande gioia da condividere con fedeli di altre religioni. Ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco il vescovo di Nashik, mons. Felix Anthony Machado:

 

R. – In India, il Natale nella mente della maggior parte della gente è, purtroppo, soltanto consumismo. Ci sono le luci, i negozi sono ben decorati… Il Natale spirituale, non è tanto evidente per la gente delle altre religioni. I cristiani, invece, sono veramente motivati a celebrare spiritualmente il Natale, ad accogliere Gesù Bambino.

Natale tempo di condivisione

D. – Questo spirito autentico celebrato dai cristiani può essere anche d’esempio per il resto dell’India, può essere anche uno stimolo a cogliere il vero senso di giustizia, di fratellanza e di uguaglianza che il Vangelo ci testimonia?

R. – Direi che per questa festa, soprattutto, c’è la condivisione della gioia. Per esempio, nella mia diocesi come nelle altre diocesi dell’India, la gente di altre religioni – indù, musulmani, giainisti, buddisti – viene ad assistere alle celebrazioni. C’è poi in India una grande tradizione di fare il presepio: qui è considerato un vero strumento di evangelizzazione, e anche strumento di condivisione del Vangelo di Gesù, delle Beatitudini, del senso della giustizia e dell’amore per tutti. Questa è per noi un’occasione per diffondere il Vangelo di Gesù e i valori della Chiesa.

Natale in Costa d’Avorio

In Costa d’Avorio, la gioia per la nascita del Salvatore accompagna la speranza che si possa superare la crisi politica che vede contrapposti il presidente risultato vincitore alle recenti elezioni Ouattara, sostenuto soprattutto nel nord, e il capo di Stato uscente Gbabo, appoggiato invece in prevalenza nelle regioni meridionali. Sul Natale in Costa d’Avorio il pensiero di padre Emmanuel Ezoua, sacerdote nel Paese africano, intervistato da Amedeo Lomonaco:

 

R. – Si sperava che dopo il processo elettorale, il Natale sarebbe stato diverso, con l’avvento della pace nel Paese, e che ci sarebbe stata una sorta di superamento di tutta la sofferenza avuta dal Natale del 1999, con il primo colpo di Stato, perché da allora non ci sono state più pace e tranquillità. Contiamo sul fatto, però, che la venuta del Messia in questo Natale sia una sorgente di novità. Da due mesi, stiamo pregando nella nostra intenzione principale, per la pace: per la pace nel Paese, per la riunificazione totale – da Nord a Sud – e soprattutto per la pace nei cuori. Il nostro augurio è che Gesù ci porti veramente questa pace che viene da Lui, che è il principio della pace.

Speranze di pace

D. – Cosa serve al Nord e al Sud della Costa d’Avorio, per essere veramente uniti e cominciare questo percorso autentico di pace?

R. – E’ vero che adesso la Costa d’Avorio è divisa in Nord e Sud e che il Nord è opposto al Sud, ma le popolazioni sono abbastanza omogenee. E’ opportuno che i due principali protagonisti politici nell’ultimo periodo, pensino al bene della povera gente. Quindi, continuiamo a pregare per la pace, sperando che Gesù venendo, ci porti questa pace, perché gli uomini non riescono a pensare a questa soluzione. Tutti noi pensiamo che, oggi, sia ancora possibile tornare a stare come stavamo prima, nonostante tutti i problemi che ci sono stati.

Natale in Australia

In alcuni Paesi, il Natale si celebra in estate. È il caso, ad esempio, dell’Australia. Ascoltiamo il nunzio apostolico nel Paese, mons. Giuseppe Lazzarotto, intervistato da Amedeo Lomonaco:

 

R. – In questo momento inizia l’estate e manca un po’ quella cornice esteriore che magari in altre situazioni geografiche aiuta a entrare nell’atmosfera del Natale. Però, dall’altra parte, credo che questo sia anche un vantaggio, nel senso che obbliga a concentrarci di più su quello che è il vero messaggio del Natale.

La questione dell’immigrazione

D. – C’è un tema in particolare che accompagna questo Natale in Australia?

R. – In tutte le comunità cristiane in Australia si pensa molto al tema dell’immigrazione. Si è scritto molto di questa terribile tragedia successa alcuni giorni fa a Christmas Island, primo territorio australiano di approdo per tutte quelle persone che emigrano in cerca di una situazione migliore provenendo da situazioni talvolta drammatiche. E’ stata una tragedia, sono morte più di 50 persone. Pensando a Gesù che nasce a Betlemme in condizioni difficili, credo sia giusto pensare anche a questi nostri fratelli che rivivono un po’ la situazione nella quale si è voluto mettere lo stesso Figlio di Dio entrando nella storia umana per farci capire come la strada dell’uomo debba ricalcare in qualche modo la strada che lui stesso ha percorso per essere il Dio con noi.

Natale ad Haiti

Ad Haiti la gioia del Natale si congiunge al dolore per la diffusione dell’epidemia di colera e alle difficoltà nella ricostruzione dopo il terremoto dello scorso 12 gennaio. Sul significato di questo Santo Natale nel Paese caraibico, Amedeo Lomonaco ha intervistato il nunzio apostolico ad Haiti, mons. Bernardito Auza:

 

R. – Un Natale di sofferenza, ma sempre un Natale di gioia, perché il Salvatore viene a soffrire con noi. Non è solo l’epidemia, non è solo il terremoto la causa più immediata di questa mancata allegria, almeno esteriormente, ma anche l’instabilità politica, che colpisce tutto il Paese, paralizza la vita economica. In questo quadro, quindi, è un po’ difficile per il Paese celebrare il Natale. Io vedo comunque che gli haitiani sono un popolo con una forte fede, che riescono a guardare oltre le loro sofferenze, i loro problemi, e che alla base del Natale vedono un Salvatore che non respinge la sofferenza, un Salvatore che viene per soffrire con loro. Credo che questo sia un pensiero spirituale molto forte in questo periodo ad Haiti. Ci sono sempre storie emblematiche nel Natale, ma è nell’insieme che vedo che il Paese, e anche la Chiesa, trova difficoltà ad andare avanti.

Augurio per il Natale

D. – Qual è il suo augurio per questo Santo Natale?

R. – Buon Natale a tutti e speriamo di avere più opportunità e risorse per andare avanti con la ricostruzione delle chiese e la ricomposizione delle comunità dei fedeli, che sono state disperse dopo il terremoto. Non dimenticate Haiti, perché siamo sempre in una situazione di bisogno. Noi ci ricordiamo sempre di pregare per tutti quelli che si sentono vicini a noi.

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