Millennium Ecosystem Assessment

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

“L’attività umana pone una tale pressione sulle funzioni naturali della terra che la capacità degli ecosistemi del pianeta di sostenere generazioni future non può più essere data per scontata. A lanciare l’allarme è il ‘Millennium Ecosystem Assessment’, il rapporto sullo stato degli ecosistemi del pianeta della FAO e del WWF, presentato ieri a Roma. Il testo sottolinea come sia difficile ridurre la fame e la povertà, migliorare le condizioni di salute dell’uomo e proteggere l’ambiente entro il 2015. Sui punti focali del rapporto ascoltiamo, al microfono di Amedeo Lomonaco, il direttore scientifico e culturale del WWF Italia, Gianfranco Bologna:

R. – Il rapporto dimostra come negli ultimi 50 anni la pressione umana nei confronti dei sistemi naturali del pianeta sia stata senza precedenti. Per i prossimi 50 anni si prevede, inoltre, che accompagnando questa pressione con l’incremento della popolazione, la situazione si aggraverà. Quindi, il messaggio fondamentale è che ci sono oggi le possibilità per uscire da questa situazione. Ci sono soluzioni tecnologiche, politiche ed economiche. Vuol dire fondamentalmente cominciare ad affiancare la ‘contabilità di carattere ecologico’ a quella economica.

Stato attuale degli ecosistemi

D. – Qual è lo stato attuale degli ecosistemi del pianeta?

R. – Gli ecosistemi della Terra oggi sono molto degradati. Quasi tutti soffrono in maniera molto pesante: le attività umane superano quella che dovrebbe essere la capacità di rigenerazione degli ecosistemi.

Degrado ambientale nei Paesi industrializzati

D. – Sui rischi che comporta il degrado ambientale per i Paesi industrializzati, ascoltiamo Riccardo Valentini, membro del Board del Millennium Ecosystem Assessment:

R. – I Paesi industrializzati beneficiano di queste risorse naturali. Ma nel futuro i ‘servizi’ resi dall’ambiente saranno sempre meno disponibili. In questo momento noi siamo delle ‘cicale’: stiamo utilizzando le risorse del pianeta senza pensare alle conseguenze. Il grido d’allarme di questo rapporto, quindi, è molto chiaro: se non si inverte la tendenza del declino ambientale, ci ritroveremo nel futuro con problemi molto gravi. Problemi che non riguardano soltanto i Paesi poveri. Questa emergenza ritornerà come un boomerang anche nei Paesi industrializzati.

Aumenta divario tra Paesi ricchi e Paesi poveri

L’uso insostenibile delle risorse aumenta il divario tra Paesi ricchi e Paesi poveri. Ma come conciliare la salvaguardia ambientale con i processi della globalizzazione? Ancora Riccardo Valentini:

R. – Questo è effettivamente il tema del futuro: si tratta di collegare sfide globali con azioni locali. Il problema del clima, per esempio, è una sfida globale che bisogna affrontare partendo da azioni locali. Il degrado ambientale si può risolvere soltanto attraverso azioni sui Paesi, sulle regioni e a livello del singolo cittadino. Ma manca ancora un meccanismo che consenta di passare da un’iniziativa locale ad una globale.

 

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