Libano: continua il ritiro dei soldati israeliani
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
Dopo quattro giorni di tregua con gli Hezbollah, continua il ritiro dei soldati israeliani dal sud del Libano, dove si sono già schierati i primi militari inviati da Beirut. Per la prossima settimana è atteso, inoltre, l’arrivo di altri caschi blu che si aggiungeranno a quelli già presenti in Libano. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Per la prima volta, dopo 40 anni, truppe regolari libanesi si sono posizionate lungo il confine con Israele: dopo aver oltrepassato il fiume Litani, limite settentrionale dell’area di maggiore influenza degli Hezbollah, almeno 2500 soldati libanesi sono arrivati in una cittadina a pochi chilometri dal confine con lo Stato ebraico. Il piano, approvato martedì scorso dal governo libanese, prevede complessivamente l’invio di 15 mila soldati nel sud del Libano.
Israele annuncia il trasferimento di responsabilità nel sud del Libano
Ma già poco dopo il dispiegamento delle prime truppe inviate da Beirut, l’esercito israeliano ha annunciato “il trasferimento delle responsabilità” nel Libano meridionale. Al contingente libanese saranno poi affiancate le truppe dell’UNIFIL, la forza di interposizione dell’ONU in Libano. Il comandante dei caschi blu nel Paese dei cedri ha annunciato che “nuove truppe delle Nazioni Unite sono attese all’inizio della prossima settimana”. Il contingente internazionale – ha detto il comandante senza fornire ulteriori dettagli – “sarà rafforzato con più soldati e con nuove regole di ingaggio”.
Telefonata tra Prodi e Kofi Annan
E proprio le modalità per garantire il cessate il fuoco e i compiti della forza internazionale sono stati al centro di una telefonata, ieri, tra il presidente del Consiglio italiano, Romano Prodi, ed il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan. Prodi ha sottolineato come l’UNIFIL debba avere “un mandato chiaro, privo di ambiguità e con regole di ingaggio ben precise per i militari che saranno impegnati nella zona”. Prodi ha anche confermato la disponibilità italiana nell’ambito della missione e ribadito “un impegno parimenti significativo” per la ricostruzione. Il primo ministro libanese, Fuad Siniora, ha confermato inoltre al capo dell’esecutivo italiano, durante una “lunga e cordiale conversazione telefonica”, che gli Hezbollah hanno accettato le disposizioni della risoluzione 1701 delle Nazioni Unite e che collaboreranno con la forza dell’ONU.
Nel sud del Libano aiuti dagli Hezbollah
In Libano, il partito politico militare sciita fa sapere poi che “fino a quando non saranno disarmati i guerriglieri sciiti”, “non ci sarà alcun problema sul dispiegamento dell’esercito libanese e della forza internazionale”. Intanto, sul terreno la formazione sciita ha attivato la propria rete di istituzioni per portare aiuti alla popolazione e avviare la ricostruzione. Diversi combattenti, dopo aver riposto le uniformi, indossano adesso le vesti di assistenti sociali, operai e muratori. Si stima che almeno 15 mila case siano state completamente rase al suolo e che siano necessari 3 miliardi di dollari per la ricostruzione. Secondo fonti di intelligence statunitensi, più di 150 milioni di dollari sarebbero già stati trasferiti dall’Iran a istituti di credito vicini agli Hezbollah. A Beirut, infine, è atterrato oggi, dopo 36 giorni di blocco, il primo aereo ma l’apertura ufficiale dell’aeroporto di Beirut è prevista entro tre giorni.
Foto:
By Israel Defense Forces (Nahal Brigade’s New Recruits Complete Beret March) [CC BY-SA 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0)], via Wikimedia Commons