© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Il Libano, dopo lo storico completamento di ieri del ritiro delle truppe siriane, è chiamato ad un altro importante appuntamento: il presidente del Parlamento di Beirut ha annunciato che le elezioni politiche avranno inizio il prossimo 29 maggio. Sul fronte politico si deve anche sottolineare che il governo libanese ha ricevuto la fiducia dell’Assemblea nazionale. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

E’ stata scongiurata l’ipotesi di un rinvio: le politiche si terranno regolarmente in Libano il prossimo mese. Alla fine di maggio scade, infatti, il mandato dell’attuale Parlamento e si temeva che la crisi innescata dall’assassinio, lo scorso 14 febbraio, dell’ex premier libanese, Hariri, potesse provocare uno slittamento della consultazione. Oggi il Parlamento ha anche accordato la fiducia al nuovo governo. I “si” sono stati 109, tre le astensioni e un solo voto contrario.

Beirut

Tra i nodi la nuova legge elettorale

Presentando il programma, il premier, Najib Miqati ha indicato ieri, tra i punti principali, l’approvazione di una nuova legge elettorale, l’impegno a collaborare con la commissione di inchiesta internazionale sull’uccisione di Hariri e la difesa della “resistenza” anti-israeliana in quanto “espressione nazionale di un diritto naturale”. Sul cammino per una soluzione della crisi libanese, rimane però la grande incognita del controverso disarmo della milizia fondamentalista degli Hezbollah, richiesto dalla risoluzione 1559 delle Nazioni Unite, con la quale l’ONU ha imposto il ritiro dei soldati di Damasco dal Paese dei Cedri.

Visita di delegazione siriana a Bruxelles

La Siria si attende, intanto, identica “determinazione e serietà” per il rispetto delle risoluzioni che prevedono il “completo ritiro delle forze israeliane” dalle alture del Golan, dalle fattorie libanesi di Sheba e dai Territori palestinesi occupati. Una delegazione di Damasco, in visita al Parlamento europeo a Bruxelles, ha rinnovato infine le richieste siriane per la firma dell’accordo di associazione con l’Unione Europea. Bruxelles aveva sempre rimandato tali istanze in seguito all’omicidio di Hariri.

 

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