In Kenya funerali di suor Leonella Sgorbati

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Grande commozione stamani a Nairobi, in Kenya, dove si sono tenuti nella chiesa della Consolata, i funerali di suor Leonella Sgorbati, missionaria uccisa domenica scorsa da due uomini a Mogadiscio insieme con la sua guardia del corpo. La cerimonia è stata presieduta da mons. Giorgio Bertin, vescovo di Gibuti e amministratore apostolico a Mogadiscio. Le spoglie di suor Leonella riposeranno nel cimitero della Famiglia Consolatina a Nazareth, località nei pressi di Nairobi. Ascoltiamo, al microfono di Amedeo Lomonaco, madre Gabriella Bono, superiora generale delle Missionarie della Consolata, cui apparteneva suor Leonella:

 

R. – Ho parlato per telefono con le sorelle che sono in Kenya e che hanno partecipato ai funerali. Mi hanno detto che c’era tantissima gente. Tutti, tutti partecipavano con commozione. E noi pensiamo che sia perchè suor Leonella è stata molto amata in Kenya, dove ha dato tanti anni della sua vita missionaria. Certamente, lei è stata molto conosciuta e amata. La gente avrà sicuramente voluto partecipare per darle il suo saluto.

D. – Prima di spegnersi, Suor Leonella ha ripetuto per tre volte la parola “perdono”. Dopo il suo omicidio è già sbocciato, dunque, il seme più bello, quello che vuole fare attecchire la pace e il dialogo…

R. – Certamente, è proprio questo. Tutta la sua vita, così come la vita delle nostre quattro sorelle, che continuano ad essere presenti in Somalia, è per la riconciliazione, per la fraternità e la pace. Questo testamento, che noi portiamo nel cuore, è come l’invito a continuare per questa strada. Una strada che suor Leonella e che tante altre già hanno percorso. E’ l’invito alla fraternità e alla riconciliazione. E’ un invito che dobbiamo tenere presente anche ricordando la guardia che ha voluto, in un gesto estremo, difenderla. Si chiama Mohammed. Ha voluto difenderla dopo il primo sparo. Anche lui ha dato la vita, sognando una Somalia nella pace e nella fraternità. Noi vogliamo raccogliere proprio questo loro testamento, questo sangue versato, perché possa giungere finalmente la riconciliazione e la pace per la Somalia e per il mondo intero.

D. – Madre, quindi, il perdono di suor Leonella prima di morire e il gesto di Mohammed possono costituire una nuova pagina viva nel dialogo tra cristiani e musulmani?

R. – E’ così che noi lo vogliamo leggere.Uniti insieme, vogliamo continuare questo cammino, con i musulmani, con ogni uomo e donna di qualsiasi religione, ma di buona volontà, che cerchi la pace. E’ un gesto simbolico per noi, che sottolinea lo sforzo e l’impegno della vita per costruire fraternità. Potremo continuare ad impegnarci solo insieme, non separatamente. Questo ci dice il loro sangue versato. Lo potremo fare insieme, unendo cuore, sforzi, vita e forse anche sangue.

D. – Nel telegramma che le ha inviato Benedetto XVI, il Papa ha auspicato che il sangue versato da una così fedele discepola diventi seme di speranza. Quali le speranze della Somalia, dilaniata purtroppo da violenze e povertà?

R. –Ce lo dice ancora suor Leonella che la speranza è il ricostruire insieme, unire lo sforzo giorno per giorno, credendo che la pace sia possibile. Lo dicono gli infermieri e i medici che hanno collaborato strettamente con suor Leonella per dar vita a quel sogno che, insieme con l’ospedale e il villaggio, è anche la scuola per infermieri. Lo dicono i suoi giovani infermieri che si sono preparati per un futuro migliore. La speranza è ricostruire nel cuore la pace e attraverso il perdono ricostruire il sogno e la gioia di una Somalia nella fraternità, di un mondo nella fraternità.

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