Iraq attacco kamikaze a Mossul
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
In Iraq, un kamikaze si è fatto esplodere uccidendo 25 reclute irachene vicino alla città di Mossul. Le forze irachene e americane hanno ucciso almeno 9 ribelli in uno scontro avvenuto in un villaggio a nord est di Baghdad. Altre quattro persone sono morte, a nord della capitale, per un attacco kamikaze contro reclute dell’esercito. In questo consueto e tragico scenario segnato dalle violenze, le condizioni di vita dei bambini iracheni sono sempre più drammatiche. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
La difficile situazione irachena si riflette soprattutto tra i volti dei bambini. Come in uno specchio, negli sguardi dei più piccoli sono impressi gli orrori della guerra e del terrorismo. Il centro di Baghdad, il più esposto ad attentati e agguati che infiammano l’Iraq, brulica di bambini poveri ed emaciati che chiedono l’elemosina. Le loro storie, riprese da diversi quotidiani arabi, propongono esperienze simili: Ismail ha lasciato la scuola, il piccolo Ali racconta di essere stato abbandonato dalla famiglia e Saswan di essere fuggita da Nassiriya con la sorella.
Il dramma dei bambini iracheni
Molti sono orfani e si ritrovano nella piazza centrale Tahrir dove litigano e giocano, tra l’impotenza del governo di Baghdad, che non dispone di mezzi sufficienti per contrastare questa piaga. Il fenomeno non è nuovo ma dopo la guerra ha assunto connotati allarmanti. Il dramma del conflitto è sullo sfondo di ogni storia: Ayad, 13 anni, ha perso un occhio ed è stato sfigurato dalle schegge di una bomba. Lo scorso 13 luglio si è sottoposto, negli Stati Uniti, ad un intervento chirurgico al viso. L’operazione è riuscita ma il suo vero sogno, quello di restare negli Stati Uniti, non si è realizzato: un aereo lo ha riportato in Iraq dove le notizie di attentati e di scontri spesso nascondono le sofferenze di migliaia di bambini.