Uragano ad Haiti, appello della Fondazione Rava

0
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

E’ un dramma senza fine quello che sta colpendo Haiti, uno dei Paesi più poveri al mondo già profondamente scosso dal devastante terremoto che, nel 2010, ha provocato la morte di oltre 230 mila persone. L’isola, flagellata lo scorso 4 ottobre dall’uragano Matthew, è in ginocchio. I morti, causati da questa nuova catastrofe umanitaria, sono almeno mille. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

Haiti ha un disperato bisogno di aiuti internazionali. Sono oltre 350 mila, secondo l’Onu, le persone che necessitano di assistenza. Il bilancio delle vittime è destinato a crescere per la diffusione di malattie – in particolare il colera – legate alla contaminazione dell’acqua. Con l’inizio della stagione delle piogge, la corsa contro il tempo per evitare nuove stragi ed epidemie procede tra enormi ostacoli. La più grande urgenza, al momento, è quella di fornire alla popolazione cibo, acqua potabile e altri beni essenziali.

Drastica riduzione dei capi di bestiame

La distruzione di vasti campi di coltivazioni e la morte di un rilevante numero di capi di bestiame hanno ulteriormente aggravato la già precaria catena della produzione alimentare, soprattutto nella parte meridionale del Paese. Le immagini provenienti da Haiti sono la drammatica testimonianza di una nuova catastrofe: alberi sradicati, alluvioni, fiumi in piena, crolli, case scoperchiate e strade interrotte sono lo specchio di un Paese in ginocchio. Molte zone sono isolate e più di 60 mila persone, costrette a vivere nei campi per sfollati dopo il sisma del 2010, hanno perso quanto, con grandi difficoltà, avevano ricostruito.

Cresce il numero di sfollati

E aumenta anche il popolo degli sfollati. Dopo il passaggio dell’uragano, con raffiche di vento ad oltre 230 chilometri all’ora, più di 30 mila case sono state distrutte e 600 mila abitazioni sono rimaste senza corrente elettrica. Le persone evacuate sono almeno 1 milione e 300 mila. Tra quanti restano nelle regioni più colpite, almeno 500 mila sono bambini. La Chiesa locale e Caritas Haiti si sono subito attivate, in coordinamento con le autorità del Paese, per fornire gli aiuti necessari.

Tra le organizzazioni umanitarie, che operano ad Haiti, c’è anche la Fondazione Francesca Rava. Amedeo Lomonaco ha intervistato la presidente della Fondazione, Maria Vittoria Rava:

 

R. – Abbiamo ricevuto notizie da padre Rick Frechette, direttore dei progetti della Fondazione Francesca Rava in Hait, che è stato due giorni con i suoi team di soccorso nel Sud dell’Isola, in paesi lungo la costa che sono stati colpiti più duramente dall’uragano. Quello che ci ha raccontato è molto triste perché è stato spazzato via tutto. E’ inutile fare paragoni: il terremoto ha distrutto le strutture, l’uragano ha spazzato via nell’80 per cento del Paese, i campi coltivati e l’economia di sussistenza delle famiglie. Lui ci ha detto che, non solo sono state scoperchiate e distrutte le loro baracche e le loro case, ma soprattutto sono stati abbattuti gli alberi, alberi da mango, alberi da cocco. E padre Rick Frechette ha visto la gente, le famiglie cercare acqua nei cocchi buttati a terra dall’uragano.

Manca il cibo

E poi ha visto persone cercare anche da mangiare nelle carcasse di animali morti per strada, che è l’unica risorsa di cibo che trovano. Gli effetti a medio-lungo termine sono la fame e anche le epidemie. In particolare l’epidemia di colera: essendo questi fiumi tracimati e essendo allagate queste aree, queste infezioni si diffondono rapidamente. L’ospedale Saint Damien è pronto a ricevere i malati. Abbiamo chiesto allo staff di essere presente 24 ore su 24 per ricevere sia chi è in ipotermia, perché è rimasto nel fango e nell’acqua per tanto tempo, e anche chi poi rimane infettato dal colera. Quindi l’appello è proprio di portare aiuto, innanzitutto per nutrire le persone …

Fondazione Rava: donazioni indispensabili

D. – Tra le tante immagini del devastante passaggio dell’uragano, una emblematica è quella di un albero sollevato dal vento e strappato dalle proprie radici. La comunità internazionale è chiamata ad aiutare la popolazione di Haiti, a fare in modo che in questa nuova catastrofe umanitaria “le radici della solidarietà” non vengano recise…

R. – Padre Rick, nella disperazione, ci ha detto: “Io ho le idee molto chiare. Bisogna aiutare queste famiglie a ricostruire la loro case e dare loro la possibilità di ricominciare a coltivare. E’ necessario veramente che gli aiuti arrivino subito, che siano efficaci”. In questo momento, da soli non ce la fanno: bisogna mandare medici. L’appello della Fondazione Francesca Rava è rivolto ai medici pediatri di andare giù nelle missioni di soccorso, alle aziende che per esempio producono pasta, riso, fagioli e beni alimentari che possono essere spediti. Stiamo organizzando dei container da mandare. Normalmente, noi produciamo pasta con i ragazzi haitiani stessi.

Servono anche idee per aiutare

I ragazzi producono le cose che mangiano perché ne vogliamo garantire l’indipendenza, ma in questo momento il bisogno è così grande che abbiamo bisogno di ricevere anche da fuori. E poi servono donazioni: donazioni per riparare le strutture e per aiutare. Si pensi che un kit di emergenza per il colera costa 5 euro e poi occorrono anche il cloro per disinfettare l’acqua, sacchi di riso … Anche con piccole donazioni si può fare veramente tanto. Io invito a visitare il nostro sito www.nphitalia.org, o anche digitare “Fondazione Francesca Rava”, e di contattarci … Qualunque idea di aiuto è stra-benvenuta!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *