Giornata di preghiera e digiuno in India

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

In India, si celebra oggi una Giornata di preghiera e digiuno, come segno di vicinanza spirituale e di solidarietà ai cristiani vittime di violenze compiute da estremisti indù nello Stato dell’Orissa. L’iniziativa, promossa dalla Chiesa locale, avviene mentre proseguono purtroppo atti di violenza nei confronti dei cristiani. Sul significato di questa Giornata si sofferma, al microfono di Amedeo Lomonacomons. Felix Anthony Machado, vescovo di Nashik:

R . – E’ un invito a tutti i cattolici di fare un giorno di digiuno e di preghiera. Varie diocesi promuovono diverse iniziative: per esempio, nella mia diocesi, a Nashik, prima di questa Giornata abbiamo chiuso le scuole cattoliche, e abbiamo anche invitato gli insegnanti ad una preghiera comune: hanno partecipato anche indù, buddisti. Nella mia diocesi, oggi ogni parrocchia celebra la Messa pregando per l’Orissa.

I modelli di Madre Teresa e di Gandhi

D. – In India, Madre Teresa di Calcutta è, per il Paese, un modello di compassione universale. Gandhi, poi, è un simbolo della non violenza. In India, che è sempre stato un Paese multietnico, multireligioso, è oggi possibile la pace?

R. – Alcuni fondamentalisti insistono nel dare una testimonianza controcorrente, perché l’India si è sempre distinta per la non violenza. Gandhi era ispirato dal Vangelo; lui stesso aveva ammesso che è stato il Sermone di Gesù sulla montagna ad averlo ispirato. Spero che i fondamentalisti anche in Orissa si fermino nell’alimentare la violenza contro i cristiani. Spero che diano una testimonianza non violenta, come chiede la tradizione indiana.

Strumentalizzazione della religione

D. – Non so, eccellenza, se lei ha avuto modo di parlare con estremisti indù. Ci sono parole che si possono usare, in questo caso, per estirpare l’ideologia fondamentalista dalle loro teste?

R. – Parecchie volte io stesso ho dialogato con alcuni fondamentalisti. Secondo me, purtroppo, la religione viene strumentalizzata; Questo è un disagio. Il dialogo è rifiutato. Non ragionano secondo la logica umana. Parlando con questi estremisti c’è molta frustrazione perché non ragionano.

Dialogo con estremisti indù

D. – A parte questo senso generale di frustrazione, ci sono stati casi di dialogo con estremisti indù in cui le sue parole sono riuscite ad entrare in profondità, a toccare i cuori?

R. – Ci sono soltanto alcuni rami di fondamentalisti, in India, che sono pronti a ragionare. C’è da dire però che la maggioranza degli indù, direi il 90%, sono buoni amici; sanno molto bene quanto bene si fa ed è stato fatto dalla Chiesa cattolica in India. La mia preghiera è che Dio dia la forza per convertire questi fondamentalisti, che si fermi questa violenza contro i miei fratelli e sorelle in Orissa.

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