Crisi alimentare, intervista con Beccegato

© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

La crisi alimentare degli Stati più poveri si sta trasformando in una vera emergenza umanitaria globale. Milioni di persone – fa notare la Banca Mondiale – rischiano di morire di fame. In diversi Paesi, dove convivono povertà e aumento dei prezzi dei generi alimentari, continua a destare preoccupazione la pericolosa miscela di proteste e disperazione. Placare la fame delle popolazioni più povere, oltre a dover essere un impegno etico, è anche uno sforzo necessario per salvaguardare la stabilità del pianeta. E’ quanto sostiene, al microfono di Amedeo Lomonaco, il responsabile dell’area internazionale di Caritas italiana, Paolo Beccegato:

R. – Il polso che cogliamo dalle Chiese locali, dalle Caritas del posto e dai missionari, è proprio quello di un fenomeno non passeggero, non limitato in alcune zone, ma purtroppo permanente da ormai parecchi mesi. E’ un fenomeno che rischia di protrarsi nel tempo e su vasta scala. L’impressione è che sia legato a più cause ed una di queste è la scelta politica di investire molto sulle energie rinnovabili, sui cosiddetti biocombustibili. Tale scelta, nel breve periodo, comporta però una riduzione soprattutto delle scorte e, conseguentemente, un aumento dei prezzi. Questo, evidentemente, per le persone più povere costituisce un problema molto grande.

Servono risposte immediate

D. – Alla luce di un simile scenario, quali sono le azioni da adottare subito per interrompere questa catena dei rincari?

R. – L’indicazione è quella di lavorare sulla situazione contingente e quindi sull’emergenza, ma guardando anche alla prospettiva. Riguardo all’emergenza, i segnali che arrivano sono quelli delle persone che in questo momento dipendono dagli aiuti alimentari, penso ai profughi e alle persone più povere. E’ necessario, quindi, intervenire con urgenza in queste situazioni-limite. Nel medio e lungo periodo poi, è necessario invertire la rotta: anzitutto, aumentare la produzione, in modo tale che l’affievolirsi delle scorte non diventi un vero e proprio dramma. Ad oggi, la situazione è ancora sotto controllo, perchè le scorte sono state messe a disposizione. Ma il giorno in cui non ci saranno più, il problema diventerebbe evidentemente drammatico. Quindi, si deve aumentare la produzione soprattutto in quelle zone dove è stata eccessiva la destinazione a biocarburanti delle colture. In secondo luogo, è necessario l’aumento in quantità e qualità degli aiuti allo sviluppo. Si deve compensare questo trend, che di per sé – ripeto – non è negativo in termini di investimento sul futuro energetico ed anche ambientale. Ma non deve essere un investimento miope e quindi non si possono non considerare le conseguenze per i più poveri anche nel breve termine.

Il rischio di una emergenza cronica

D. – Anche perché il rischio è quello di annullare i risultati finora conseguiti nella lotta contro la fame nel mondo?

R. – Se questi fenomeni non saranno compensati da misure significative rischiano di non essere temporanei, di non essere passeggeri, ma di invertire purtroppo questo trend. Bisogna stare, quindi, molto attenti in questa fase: se il trend non è compensato, rischia di mettere completamente la parola “fine” ai successi che si stavano conseguendo.

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