Il cardinale Tarcisio Bertone ai futuri nunzi

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

“Anche il vostro lavoro di ufficio, compiuto con umiltà e discrezione, potrà contribuire all’impegno della Santa Sede per un mondo più giusto e fraterno nel nome di Cristo”. E’ quanto ha affermato il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, nell’omelia dei Vespri celebrati ieri pomeriggio nell’occasione della Festa di Sant’Antonio Abate, patrono della Pontificia accademia ecclesiastica, dove si formano i futuri nunzi apostolici. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

Il cardinale Tarcisio Bertone ha ricordato quanto sia importante avere “nunzi illuminati e lungimiranti, coadiuvati da validi collaboratori, con una profonda e ampia visione di Chiesa, una Chiesa che vive nelle realtà del mondo e che cerca di orientarle verso la ‘pienezza’ che è Cristo stesso”. Il porporato si è poi soffermato su aspetti fondamentali per “un’adeguata formazione durante gli anni di permanenza nell’Accademia”.

Seguire Cristo

Tra questi, “l’esigenza di rinunciare a se stessi, ai propri progetti personali, per seguire Cristo” con lo stesso ardore di Sant’Antonio che, sospinto dall’amore per Gesù, “lasciò tutto e si consacrò interamente alla preghiera e alla penitenza”. “Gesù lo diceva chiaramente a quanti si proponevano come suoi discepoli: o si sta con Lui o contro di Lui”. Questa sequela deve consistere in un reale e pieno stare con il Signore, “senza ricercare i propri interessi immediati e senza privilegiare i propri modi di pensare o di vivere”. Il porporato ha esortato quindi i sacerdoti dell’Accademia a “curare in profondità la personale appartenenza interiore a Cristo e alla Chiesa sotto la guida del Santo Padre”.

C’è bisogno di “giovani sacerdoti

Riferendosi allo specifico servizio nelle rappresentanze pontificie, il cardinale Tarcisio Bertone ha detto che c’è bisogno di “giovani sacerdoti che vivano pienamente le loro giornate nella preghiera, nel lavoro, nella vicinanza concreta alle Chiese locali, con il consiglio e l’affetto, con generoso spirito di abnegazione, specialmente nelle ore difficili e talvolta drammatiche di un Paese e della sua gente”.

Gioia profonda

Una gioia profonda – ha aggiunto il cardinale segretario di Stato – è “quella di essere discepoli di Cristo e servitori del Sommo Pontefice”. E’ la gioia di ‘remare’ insieme a tanti altri fratelli “sulla barca di Pietro, perché essa possa navigare spedita, malgrado i venti contrari e le onde della storia che a volte la investono”.

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