Il cardinale Sarah ad Haiti ad un anno dal terremoto

© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Ad un anno dal terremoto, che il 12 gennaio del 2010 ha colpito Haiti provocando oltre 250 mila morti, Benedetto XVI ha inviato il cardinale Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, nel Paese caraibico. Il porporato, che oggi visiterà a Léogane alcune comunità religiose, poterà anche un aiuto economico di oltre un milione e 200 mila dollari. La situazione per la popolazione resta critica. Il nunzio apostolico ad Haiti, mons. Bernardito Auza, ricorda in particolare che sono oltre un milione le persone che vivono ancora nei campi per gli sfollati.

Intervista con Paolo Beccegato

Alle difficoltà nella ricostruzione, alle piaghe della diffusione del colera e dell’aumento dei casi di violenza sessuale si aggiunge poi un quadro politico ancora deficitario. E’ quanto sottolinea Paolo Beccegato, responsabile dell’area internazionale della Caritas Italiana e consultore del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, al microfono di Amedeo Lomonaco:

R. – “Il processo elettorale non si è completato e il nuovo presidente non è stato nominato. E’, quindi, una situazione che impedisce una programmazione di medio e lungo periodo. Questa situazione crea uno stallo complessivo anche al nostro lavoro come Caritas. Certamente, la quotidianità è pesante: più di un milione di persone vivono nelle tende, hanno perso la casa. C’è, però, anche un fenomeno nuovo: molte persone sono tornate nelle province da cui erano partite. Questo terremoto, quindi, nel disastro sta riportando le persone a casa, nelle province di provenienza e potrebbe essere un’opportunità per ripensare complessivamente il Paese, per ripensarlo anche maggiormente in chiave agricola”.

Avviati progetti di carattere agricolo

“Ecco perché anche noi, come Caritas, abbiamo avviato nelle varie province molti progetti di carattere agricolo, rurale, per permettere alla gente di avere, prima di tutto, un lavoro e poi anche una nuova speranza. L’obiettivo è che non siano più tutti concentrati a Port-au-Prince, ma che abbiano una dimensione più di villaggio, più popolare, più a contatto con le proprie origini e le proprie tradizioni. Questo restituisce maggiore relazionalità alla gente e anche più prospettive”.

Paese scosso da molteplici drammi

D. – In questa quotidianità, però, emergono vecchie piaghe ed anche alcuni, nuovi drammatici fenomeni. Pensiamo ad esempio alla diffusione del colera, ai nuovi casi sempre più frequenti di violenza sessuale sulle donne, ai molti bambini che faticano a trovare dei riferimenti per il loro futuro. Come superare queste criticità?

R. – “Questo problema enorme del colera, che è scoppiato sostanzialmente da un paio di mesi a questa parte, purtroppo non vede ancora una soluzione a breve termine, perché i casi continuano ad essere moltissimi, sia di morte che di contagio. E’ un problema molto grave. Stessa cosa per quanto riguarda le violenze, sia le violenze sulle donne sia sui minori. Violenza che purtroppo sono accentuate da questo enorme numero di persone ancora senza casa, che vivono in grandi situazioni di difficoltà, di promiscuità, di confusione, senza riferimenti e senza certezze”.

Servono nuove infrastrutture

“Il discorso politico generale è fondamentale per dare nuovi piani, nuove infrastrutture che permettano, per esempio, di raggiungere più facilmente le varie province. Per questo, anche con la Chiesa locale, si sta riflettendo molto su come rinforzare le strutture nelle zone più periferiche del Paese, proprio perché lì sia i valori, sia le relazioni e le prospettive sono migliori”.

Foto:

By Marcello Casal Jr/ABr (Agência Brasil) [CC BY 3.0 br (https://creativecommons.org/licenses/by/3.0/br/deed.en) or Attribution], via Wikimedia Commons

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