Bombardamenti sul Libano

© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Israele, dopo la sospensione dei raid aerei di 48 ore, ha ripreso i bombardamenti sul Libano: almeno 10 civili, 10 guerriglieri Hezbollah e tre soldati libanesi sono rimasti uccisi in seguito agli ultimi attacchi. Oltre 100 razzi sono stati lanciati, poi, da guerriglieri sciiti verso lo Stato ebraico. Sul versante politico, intanto, il premier israeliano, Ehud Olmert, ha detto che il conflitto cesserà solo quando verrà dislocata una forza multinazionale nel sud del Paese dei cedri. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

Nuove operazioni militari israeliane si sono diramate oggi, nel sud del Libano, lungo diverse direttrici e attraverso incursioni di terra appoggiate da raid aerei. Pesanti bombardamenti si sono succeduti a sud di Tiro e, durante uno di questi attacchi, sono rimasti uccisi almeno dieci civili. L’esercito israeliano ha riferito, inoltre, che dieci guerriglieri Hezbollah sono morti e che altri 5 sono stati catturati.

Razzi contro Israele

Tre soldati libanesi sono rimasti uccisi, poi, in seguito ad un attacco dell’aviazione israeliana contro una base militare libanese. Sono anche stati distrutti due ponti nella regione di Ankar, al confine con la Siria. Sull’altro fronte, diverse decine di razzi lanciati da guerriglieri Hezbollah hanno colpito il nord di Israele e diverse località della Galilea, provocando la morte di un civile ed il ferimento di almeno 14 persone. Un razzo ha anche raggiunto una cittadina israeliana a circa 70 chilometri dal confine libanese.

Distrutte postazioni di guerriglieri sciiti

Il governo israeliano ha dichiarato, tuttavia, che gran parte delle infrastrutture e delle postazioni dei guerriglieri sciiti sono state distrutte. L’esecutivo ha annunciato risultati decisivi: “Se anche l’offensiva finisse adesso – ha detto ieri il premier, Ehud Olmert – potremmo dire senza esitazione che il volto del Medio Oriente è stato cambiato”. Ma verso lo Stato ebraico continuano a soffiare venti minacciosi. La guida suprema dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei, ha lanciato un appello ai musulmani affinché resistano ad Israele. Lo Stato ebraico è stato definito “lupo selvaggio del sionismo”. Gli Stati Uniti sono stati denominati “il grande Satana”. E il leader radicale sciita iracheno, Moqtada Al Sadr, ha auspicato, per venerdì prossimo a Baghdad, “una manifestazione di oltre un milione” di persone in segno di solidarietà con gli Hezbollah.

Richieste da Bruxelles

A Bruxelles, intanto, i ministri degli Esteri dell’Unione Europea hanno chiesto la fine immediata delle ostilità, per poi poter trovare l’accordo su un cessate-il-fuoco “sostenibile”. Il primo ministro israeliano Olmert ha precisato, stamani, che il conflitto cesserà solo quando verrà dislocata una forza multinazionale.Ma sui tempi per arrivare ad una tregua si alternano diverse previsioni. Il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, ha dichiarato che un cessate il fuoco tra Israele e il movimento sciita libanese degli Hezbollah è questione di giorni. Secondo il vice premier israeliano Shimon Peres, che ieri sera ha incontrato a Washington la signora Rice, la campagna militare dello Stato ebraico durerà ancora alcune settimane.

Bilancio delle vittime sempre più pesante

E’ certo, invece, che le operazioni militari continuano a rendere sempre più pesante il bilancio delle vittime: secondo l’UNICEF, i morti in Libano dall’inizio dell’offensiva israeliana, sono almeno 600. Tra questi, più di 200 sono bambini. L’agenzia dell’ONU ha anche lanciato un appello per non dimenticare la crisi umanitaria di Gaza: da gennaio, 63 minori sono stati uccisi durante raid e scontri nei Territori Palestinesi. La Caritas e Medici Senza Frontiere denunciano, inoltre, che i corridoi umanitari in Libano non sono operativi.

Appello della Chiesa maronita

Infine, i rappresentanti religiosi musulmani e cristiani libanesi, tra cui il capo della Chiesa maronita, il patriarca Nasrallah Sfeir, si sono riuniti ieri per chiedere che il Libano del sud sia sotto l’egida dello Stato libanese. E’ stato ribadito che le armi “dovrebbero essere soltanto nelle mani dello Stato”. I religiosi hanno inoltre appoggiato il piano in 7 punti, presentato la settimana scorsa a Roma, dal premier libanese Siniora. I partecipanti all’incontro hanno poi stigmatizzato quelle che sono state definite “le aggressioni di Israele” ed hanno chiesto alla comunità internazionale di imporre un cessate-il-fuoco immediato.

Foto:

By Israel Defense Forces (IAF Flight for Israel’s 63rd Independence Day) [CC BY 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/2.0)], via Wikimedia Commons

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