Iraq: attentato kamikaze a Baghdad

© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Un ennesimo attentato a Baghdad, il definitivo ritiro dall’Iraq delle truppe spagnole e la grande attesa in Italia per l’esame del Dna sui campioni dei tessuti del corpo di Fabrizio Quattrocchi, l’ostaggio ucciso lo scorso 14 aprile. Su questi  ultimi tasselli dell’intricato mosaico iracheno, il servizio di Amedeo Lomonaco:

Un nuovo attentato kamikaze ha devastato questa mattina le strade di Baghdad causando la morte di almeno sei persone. L’attacco è stato compiuto davanti alla casa del vice ministro dell’Interno iracheno, il generale sciita Abdel Jabar Youssef al-Shikli, rimasto leggermente ferito in seguito alla deflagrazione dell’ordigno. Un altro grave episodio è avvenuto a Mahmudiya, 30 chilometri a sud della capitale, dove in un agguato contro un convoglio americano è rimasto ucciso un soldato statunitense. In questo complesso scenario si deve inoltre registrare che gli ultimi soldati del contingente spagnolo hanno definitivamente lasciato il Paese arabo.

Ritiro delle truppe della coalizione da Kerbala

Un altro importante ritiro è quello avvenuto a Kerbala, dove le truppe della coalizione ed i miliziani del leader radicale sciita, Moqtada al-Sadr, hanno abbandonato il centro della città, teatro da giorni di furiosi e incessanti combattimenti. Continua intanto lo sdegno per le violenze commesse dai soldati statunitensi nelle prigioni irachene. Nuovi episodi sono documentati da immagini agghiaccianti, anche più crude di quelle che già si conoscevano, che il Washington Post ha pubblicato: soldati sorridenti vicino a persone senza vita, rapporti sessuali a cui venivano costretti i detenuti.

Ancora vittime in carcere

Funzionari del Pentagono hanno inoltre ammesso che sono almeno 37 le persone morte durante la detenzione in strutture carcerarie gestite dagli americani in Iraq e Afghanistan. Almeno due di questi decessi riguardano il famigerato penitenziario iracheno di Abu Ghraib da cui oggi sono stati scarcerati altri 472 prigionieri. In Italia, infine, solo il Dna dirà se il cadavere dell’uomo consegnato alla Croce Rossa italiana a Baghdad appartiene a Fabrizio Quattrocchi, l’italiano ucciso dai sequestratori iracheni. Dai primi rilievi medico-legali, effettuati in queste ore sulle spoglie della salma trasferita ieri da Baghdad, la data di morte presunta della salma attualmente sottoposta agli accertamenti, risulta compatibile con quella dell’uccisione di Fabrizio Quattrocchi, avvenuta lo scorso 14 aprile.

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