Attacchi contro le ambasciate di Cile e Svizzera a Roma
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
Sono stati rivendicati gli attacchi compiuti, ieri a Roma, contro le ambasciate di Svizzera e Cile che hanno provocato due feriti. A “firmare” la giornata dei pacchi bomba è la sedicente “Federazione anarchica informale”. Si tratta di una rivendicazione attendibile come sottolinea, al microfono di Amedeo Lomonaco, il presidente del Centro Studi Internazionali, Andrea Margelletti:
R. – Non solo perché la Federazione Anarchica Informale ha rivendicato questi attentati, ma anche perché le modalità con le quali si sono realizzati gli attacchi fanno pensare proprio al modus operandi dei gruppi anarco-insurrezionalisti.
Analogie con attacchi in Grecia
D. – E si può anche dire che le analogie con recenti agguati e attacchi in Grecia fanno pensare anche all’esistenza di un gruppo anarchico europeo…
R. – Penso che parlare di un gruppo anarchico europeo non sia propriamente corretto, quanto piuttosto invece di una stretta interconnessione tra le strategie delle diverse realtà anarco-insurrezionaliste, presenti nel Vecchio Continente e non solo. L’attacco all’ambasciata cilena dimostra come vi sia particolare attenzione anche a realtà presenti nel territorio sudamericano.
Ambasciate di Cile e Svizzera nel mirino
D. – Perché sono state colpite proprio le ambasciate del Cile e della Svizzera?
R. – Molto probabilmente questo è dovuto alla detenzione di alcuni anarchici sia italiani che svizzeri nelle prigioni della Confederazione Elvetica. Per quanto invece riguarda la realtà cilena, credo che una delle possibili chiavi di lettura sia anche l’esistenza del gruppo “Sorelle in Armi – Nucleo Mauricio Morales”, che prende il nome da un anarchico che nel 2009 morì confezionando il proprio ordigno esplosivo a Santiago del Cile.
Movimenti anarchici e terrorismo
D. – E’ ipotizzabile una saldatura tra movimenti anarchici e terrorismo internazionale?
R. – Credo proprio di no. La realtà anarchica ha operato sovente con modalità terroristiche, ma è profondamente diversa da realtà qaediste o da movimenti terroristici sullo stile anni ’70, tanto per essere chiari degli “anni di piombo”.
Pacchi bomba
D. – Si può anche escludere un legame tra i pacchi bomba di Roma e l’ordigno ritrovato nei giorni scorsi nella metropolitana di Roma…
R. – I pacchi bomba che sono esplosi nelle ambasciate sono stati rivendicati. Per quanto riguarda l’ordigno finto rivenuto nella metropolitana di Roma, credo che questo riguardi più altri tipi di manifestazioni tenutesi a Roma nei giorni scorsi.
Il rischio di altri attacchi
D. – Come si affronta e si argina il rischio di ulteriori attacchi?
R. – Con gli strumenti dell’intelligence e dell’investigazione, quindi cercando di comprendere e di avere una chiara lettura di quali siano le modalità e gli interessi di questi gruppi, in maniera tale da poter agire in maniera preventiva, affinché nessuno, come nel caso dei due dipendenti – svizzero e cileno – possa avere rischi.