Adozione per i single, intervista con il cardinale Antonelli

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

In Italia, la Corte di Cassazione, pronunciandosi sulla domanda di una donna single di Genova che ha chiesto di vedere riconosciuta un’adozione ottenuta in Russia, ha esortato il parlamento a intervenire. Secondo la Corte sarebbero maturi i tempi affinché i single possano adottare i bambini rimasti soli o abbandonati dai genitori naturali. Su questo pronunciamento ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco, il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia:

R. – “Vorrei ricordare che, in epoche passate, c’era stata una visione patrimonialista dell’adozione: adottare era dare un erede a chi aveva un patrimonio e non aveva figli. Quindi, a essere in primo piano era l’interesse dell’adulto. Poi, la riforma che oggi è in vigore in Italia, la riforma dell’adozione, ha rovesciato il punto di vista e oggi adozione significa dare una famiglia al bambino che non ce l’ha. Quindi, è in primo piano il bene del minore: è prioritario il diritto del bambino ad avere un padre e una madre. Appare evidente che questa riforma è stata una conquista di civiltà e al momento fu condivisa da tutti, da persone provenienti da varie culture”.

La priorità è il diritto del bambino

“Ora, si ha l’impressione che si voglia in qualche modo tornare indietro, cioè si voglia costruire la famiglia monoparentale, con bambini con un solo genitore che sono sempre parzialmente orfani. E l’essere orfani è una condizione di debolezza, che storicamente è sempre stata considerata così. Una cosa è se uno perde un genitore e un’altra è, in partenza, voler costruire una condizione di famiglia incompleta. Quindi, si rischia di tornare indietro, di dare la priorità ai desideri dell’adulto di avere un bambino, piuttosto che dare la priorità al bene e quindi al diritto dei bambini di avere un padre e una madre”.

Deriva sociale

D. – Questa ipotesi dell’adozione ammessa per i single sarebbe dunque una sorta “di deriva sociale”, che non tiene conto del bene supremo del bambino ad avere un padre e una madre…

R. – Sì, bisogna fare il possibile perché i bambini abbiano un padre e una madre. Hanno il diritto ad averli: è il loro bene.

Criteri affinché l’adozione un vero atto d’amore

D. – Quali sono i criteri per la Chiesa che rendono l’adozione un vero atto d’amore?

R. – In primo piano, volere il bene oggettivo. I diritti sono dei beni oggettivi, prima che essere dei desideri. A volte, anzi, i beni oggettivi contrastano persino con certi desideri. Quindi, io credo che qui si debba tener conto dell’esperienza storica. Tutti intuiscono, in fondo, che per un bambino è bene avere un padre e una madre.

Scardinamento dell’istituto familiare

D. – Questa possibile ipotesi di un’adozione ammessa per i single sarebbe un ulteriore scardinamento di quello che è l’istituto familiare…

R. – C’è questo rischio ed evidentemente c’è il rischio di non parlare più di famiglia tipica, di famiglia autentica, ma di parlare di famiglia al plurale. Quindi, una varietà di forme di convivenza messe tutte sullo stesso piano. Questa, ovviamente, è una deriva molto, molto pericolosa: sotto l’apparenza di misericordia, di carità verso i bambini si può arrivare invece a creare un danno sociale, e in definitiva un danno per i bambini stessi. Per i giovani maggiorenni c’è ancora la possibilità di un’adozione tradizionale: una persona che vuol lasciare il proprio patrimonio lo può sempre fare, mentre per i bambini del terzo mondo c’è la possibilità di dare aiuti economici e di sostenere concretamente famiglie che sono pronte ad accoglierli. Bisogna usare, quindi, altri strumenti, senza mettere a repentaglio l’istituzione della famiglia.

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