A Gerusalemme vescovi americani ed europei

© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
Prosegue a Gerusalemme la riunione di rappresentanti delle Conferenze episcopali europee e americane con gli ordinari cattolici di Terra Santa incentrata sul tema “La Chiesa universale in solidarietà con la Chiesa di Terra Santa”. A Ramallah, i vescovi incontrano, oggi, il presidente palestinese, Yasser Arafat, e a Gerusalemme il presidente israeliano, Moshe Katsav.
Oltre agli sforzi per promuovere la riconciliazione ed il dialogo in Medio Oriente, la Conferenza – che si conclude domani – sta evidenziando anche le difficoltà del popolo palestinese e della locale comunità cristiana. Ce lo conferma il custode di Terra Santa, padre Giovanni Battistelli, al microfono di Amedeo Lomonaco:
*********
R.- E’ stato analizzato il difficile scenario nel quale vivono, non soltanto i cristiani, ma tutti i palestinesi presenti nelle zone occupate. Sono state messe in evidenza le difficoltà nel superare i posti di controllo, la mancanza di lavoro ed i disagi che la gente vive anche a livello psicologico. Per quanto riguarda la famiglia, è stato sottolineato l’alto numero di divorzi registrato nell’ultimo periodo.
Spiragli di pace
D. – In quali dimensioni di possono intravedere spiragli di speranza per un solido e duraturo processo di pace in Medio Oriente?
R.- Per operare la pace, è necessario instaurare un dialogo proficuo tra le parti. Attualmente il muro che divide lo Stato ebraico dai Territori costituisce un fossato sempre più profondo e le difficoltà di dialogare creano astio anche in coloro che hanno il desiderio di vivere pacificamente. Quindi credo che non ci siano prospettive di pace in un immediato futuro.
Chiesa di Terra Santa
D. – Si è parlato anche dell’attuale situazione della Chiesa di Terra Santa. Cosa è emerso?
R. – Come cristiani che vivono tra queste due realtà – quella musulmana e quella ebrea – è importante per noi ricevere un riconoscimento. Penso che la nostra identità e la nostra forza dipendano molto anche da queste conferenze. Tutti quanti hanno detto a parole – ma si vedeva che parlavano anche con affetto e con il cuore – che il loro essere qui non era semplicemente qualcosa di convenzionale. Erano venuti portando tutta la preoccupazione della Chiesa e del mondo intero.
*********