Tre mesi fa gli attacchi in Sri Lanka, card. Ranjith: viviamo nella paura

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© Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews Sono passati tre mesi dagli attacchi terroristici, rivendicati dal sedicente Stato islamico, che in Sri Lanka hanno provocato la morte di 258 persone. Intervista con il cardinale Renjith

È il 21 aprile e lo Sri Lanka è scosso da una serie di attacchi terroristici. Ad essere colpita, nel giorno in cui si celebra la Pasqua, è soprattutto la comunità cristiana: la prima esplosione devasta il santuario di Sant’Antonio. Subito dopo aver appreso la tragica notizia, l’arcivescovo di Colombo, cardinale Malcom Ranjith, si reca nel luogo teatro dell’attacco. Intervistato da Vatican News, il porporato ricorda quella drammatica scena:

R. – All’interno era tutto distrutto, c’erano cadaveri per terra, gente che urlava per il dolore. C’erano persone che chiedevano aiuto per essere portate in ospedale. E c’era gente che cercava di aiutare. Una scena terribile, dolorosa, una scena che ci faceva ricordare le sofferenze umane.

Sono passati tre mesi da quella situazione tragica, ma quello che è successo è ancora avvolto dal mistero…

R. – È vero, perché non è stato compiuto uno sforzo sincero per scoprire veramente chi sono stati i responsabili di questi attentati, quale forza sia stato dietro coloro che si sono suicidati. Infatti, anche se il governo all’inizio aveva abbastanza indizi che indicavano la possibilità di attentati, non sono stati poi presi dei provvedimenti precauzionali abbastanza forti. Per questo, abbiamo vissuto questa situazione veramente drammatica.

Una situazione drammatica figlia anche di una mancata collaborazione da parte di forze di sicurezza. Come lei ha più volte affermato, si deve anche sottolienare che tutti stanno cercando di scaricare la colpa sugli altri. C’è il tentativo di nascondere i fatti…

R. – Sì, è vero. Il governo, dopo l’ultima guerra tra le forze Tamil e l’esercito srilankese, aveva istituito un dipartimento per la sicurezza che poteva anche raccogliere informazioni. Ma dopo la guerra, a causa delle pressioni internazionali e di molte critiche, il nuovo esecutivo ha praticamente smantellato tutto l’apparato di intelligence militare. Ed è calato lo scetticismo sul lavoro relativo alla sicurezza. In quest’atmosfera, il successo di un attentato era più probabile, proprio perché non c’erano i presupposti per un migliore controllo. Allora il governo ha smantellato questo apparato. E poi, quando sono stati dati allarmi, questi sono stati completamente dimenticati e tralasciati.

Lei recentemente è stato in Vaticano e ha mostrato a Papa Francesco le terribili immagini degli attentati del 21 aprile. Quali sono state le reazioni del Papa?

R. – Abbiamo cominciato a piangere, le lacrime cadevano perché le emozioni non si potevano controllare… Abbiamo visto quelle terribili scene di uccisioni, con cadaveri dappertutto. E il Santo Padre è rimasto molto sconvolto da questa cosa.

Eminenza, lei ha paura per il suo popolo, per i cristiani dello Sri Lanka? Teme che l’orrore degli attacchi possa, purtroppo, ripetersi?

R. – Una certa paura c’è sempre, anche se in questi tre mesi, non abbiamo avuto gravi incidenti. Persone sospettate sono state trovate in vari posti. Quindi per questo la nostra gente, e anche noi, viviamo con un senso di insicurezza e di paura.

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