Si è spento a Roma il fisico Nicola Cabibbo

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

E’ morto ieri sera a Roma, all’età di 75 anni, il fisico italiano Nicola Cabibbo, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze. Negli ultimi anni, dopo aver lavorato nel Cern di Ginevra, ha insegnato nelle Università di Roma “La Sapienza” e “Tor Vergata”. E’ stato anche presidente dell’Istituto italiano di fisica nucleare. I funerali si terranno domani mattina nella Basilica di San Lorenzo fuori le mura e saranno presieduti da mons. Sànchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze. Come scienziato e uomo di fede, il prof. Cabibbo è intervenuto in diverse occasioni sul rapporto tra evoluzione e Creazione. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

Nicola Cabibbo, uno dei fisici italiani più noti a livello mondiale per il contributo dato alla conoscenza del mondo delle particelle elementari, era presidente dal 1993 della Pontificia Accademia delle Scienze. Ha affrontato più volte il tema della relazione tra fede e scienza, ribadendo che il fulcro di questo rapporto è il rispetto reciproco. Non vanno posti limiti alla ricerca ma è necessario – aggiungeva – fare attenzione alle possibili implicazioni etiche. In un’intervista rilasciata nel 2008 alla nostra emittente, illustrava con queste parole il ruolo della scienza:

“Mi sembra bellissimo ricordare che il centro di tutto è l’uomo, l’amore. La scienza ha il suo ruolo, su questo non c’è dubbio: la scienza ha un ruolo che diventa sempre più importante nella vita umana. La scienza sarà un elemento non indifferente nella continuazione della vita umana. Da questo punto di vista, io non ho mai visto contrasti tra scienza ed amore”.

Intervista con mons. Basti

L’eredità del prof. Cabibbo tocca vasti campi del sapere. Ma alle qualità dello scienziato, distintosi nel campo della fisica, si aggiungono anche e soprattutto straordinarie qualità umane, come sottolinea mons. Gianfranco Basti, ordinario di filosofia della natura e della scienza alla Pontificia Università Lateranense e decano della facoltà di filosofia:

“Ho avuto ovviamente occasione di conoscerlo più volte ed anche alla Pontificia Accademia delle Scienze ha portato la stessa umiltà di tutti i grandi. Era un uomo che valeva tanto e, proprio perché valeva tanto, era estremamente umile e molto umilmente ha lavorato anche alla Pontificia Accademia delle Scienze, portando nel dialogo fra scienza e fede quello stesso rigore che aveva nel campo scientifico”.

Opera della Creazione

Affrontando il dibattito su evoluzione e cosmologia, il prof. Cabibbo ha anche sottolineato che la teoria dell’evoluzione non è in contrasto con l’opera della Creazione. Ancora mons. Basti:

“Il professor Cabibbo sottolineava che la nostra esistenza nel tempo dipende verticalmente da questa casualità divina, che tiene insieme l’universo e le sue leggi, e dipendiamo orizzontalmente dalla successione delle cause seconde. Quindi, essendo su due piani distinti e complementari, evoluzione e creazione non si contraddicono. Sono gli ‘-ismi’, ovvero il creazionismo che pretende di negare l’evoluzione e l’evoluzionismo che pretende di negare la Creazione, che entrano in contrapposizione, proprio perché si fa confusione tra i due piani. Credo che da qui siano nate molte confusioni, almeno nell’ambito del dialogo moderno tra scienza e fede, ma ormai questi errori sono stati abbondantemente denunciati e capiti ed il professor Cabibbo ha collaborato attivamente a questa chiarificazione”.

Evoluzione e Creazione

Evoluzione e Creazione non sono dunque in contrasto e anche il sapere scientifico e i testi biblici sono in un rapporto di continuità e di proficua relazione:

“C’è una continuità nella distinzione e la continuità nasce dal fatto che la persona è una. Anche per fare scienza c’è bisogno di fede, una fede che può essere innanzitutto fede nella verità. Il credente, poi, sa che questa verità ha anche un nome: Gesù di Nazareth, il Figlio di Dio. Viceversa, anche la fede ha bisogno della ragione. Sant’Ireneo diceva: ‘La gloria di Dio é l’uomo vivente’, e l’uomo vivente é innanzitutto l’uomo intelligente. Quindi, la fede che offendesse l’intelligenza sarebbe una fede che non dà gloria a Dio”.

Foto:

Marcella Bona, Wikimedia Commons

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