© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Terremoto politico in Israele: il premier Sharon ha ufficialmente annunciato le sue dimissioni dal Likud, partito da lui fondato insieme con Menachem Begin nel 1973, e ha chiesto lo scioglimento del Parlamento al presidente Katsav. Dopo l’incontro con Sharon, il capo di Stato israeliano ha detto che “occorre andare al voto “prima possibile”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

Ariel Sharon, dopo 32 anni, lascia il Likud. Il primo ministro, alla guida dell’esecutivo israeliano dal 2001, ha anche chiesto al presidente Katsav di autorizzare lo scioglimento del Parlamento e di anticipare le elezioni. “Il premier – ha detto Katsav – mi ha chiesto di sciogliere la Knesset, perché nella forma attuale non permette il funzionamento corretto del governo”. La decisione di Sharon è giunta poche ore dopo quella del comitato centrale laburista che, su richiesta del suo nuovo leader Amir Peretz, ha deciso di uscire dall’esecutivo di unità nazionale.

Panorama politico rivoluzionato

In base alla legge israeliana, le elezioni si devono tenere entro 90 giorni dallo scioglimento del Parlamento. Il voto, quindi, dovrebbe svolgersi nei primi giorni di marzo. Sharon parteciperà alle prossime elezioni con una nuova formazione di centro-destra che, secondo anticipazioni rivelate dalla stampa, dovrebbe chiamarsi “Responsabilità nazionale”. L’uscita di scena di Sharon dal Likud, che si è fermamente opposto al suo piano di ritiro dalla Striscia di Gaza, è destinata a rivoluzionare il panorama politico israeliano.

Sharon e lo sgombero degli insediamenti

Secondo diversi osservatori, il premier potrebbe contare sul sostegno di almeno quindici deputati del Likud e di alcuni esponenti del partito laburista, tra i quali Shimon Peres, che non condividono la linea del nuovo leader Amir Peretz. Fonti citate dal quotidiano israeliano ‘Haaretz’ sostengono, infine, che il programma del nuovo partito di Sharon potrebbe includere anche lo sgombero di gran parte degli insediamenti dalla Cisgiordania.

 

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