Papa: consacrati siano uomini e donne di incontro

 
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Nel giorno in cui la Chiesa ha celebrato la Festa della Presentazione di Gesù al tempio, si è concluso l’Anno della Vita Consacrata, iniziato il 30 novembre del 2014. Nella Santa Messa presieduta nella Basilica di San Pietro, Papa Francesco ha esortato le persone consacrate ad essere uomini e donne dell’incontro, custodi dello stupore, e a vivere la gioia della gratitudine. L’Anno della Vita Consacrata – ha detto – è stato “vissuto con tanto entusiasmo” e ora, “come un fiume”, “confluisce nel mare della misericordia, in questo immenso mistero di amore che stiamo sperimentando con il Giubileo straordinario”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

Un bambino come tanti, ma unico, “ci ha portato la misericordia e la tenerezza di Dio”. E’ Gesù, il volto della Misericordia del Padre, la  novità e il compimento – ha detto il Papa – che “si presenta a noi come la perenne sorpresa di Dio”. “I consacrati e le consacrate – ha aggiunto il Pontefice – sono chiamati ad essere uomini e donne dell’incontro”, ad essere “segno concreto e profetico della vicinanza di Dio”:

“Tutte le forme di vita consacrata, ognuna secondo le sue caratteristiche, sono chiamate ad essere in stato permanente di missione, condividendo le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di coloro che soffrono”.

Gesù fa nuove tutte le cose

Gesù è “la novità che fa nuove tutte le cose”. “Chi incontra davvero Gesù – ha ricordato il Santo Padre – non può rimanere uguale a prima”. Diventa testimone, rende possibile l’incontro per gli altri:

“E si fa anche promotore della cultura dell’incontro, evitando l’autoreferenzialità che ci fa rimanere chiusi in noi stessi”.

Riferendosi alla Festa della Presentazione di Gesù al tempio, Papa Francesco ha ricordato che Giuseppe e Maria “si stupivano delle cose” che si dicevano di loro Figlio. “Anche noi come cristiani e come persone consacrate – ha affermato il Santo Padre – siamo custodi dello stupore”:

“Uno stupore che chiede di essere sempre rinnovato; guai all’abitudine nella vita spirituale; guai a cristallizzare i nostri carismi in una dottrina astratta: i carismi dei fondatori – come ho detto altre volte – non sono da sigillare in bottiglia, non sono pezzi da museo. I nostri fondatori sono stati mossi dallo Spirito e non hanno avuto paura di sporcarsi le mani con la vita quotidiana, con i problemi della gente, percorrendo con coraggio le periferie geografiche ed esistenziali”.

L’incontro con Cristo

I fondatori degli istituti di vita consacrata – ha detto il Papa – hanno custodito nel loro cuore lo stupore per l’incontro con Cristo:

“Non si sono fermati davanti agli ostacoli e alle incomprensioni degli altri, perché hanno mantenuto nel cuore lo stupore per l’incontro con Cristo. Non hanno addomesticato la grazia del Vangelo; hanno avuto sempre nel cuore una sana inquietudine per il Signore, un desiderio struggente di portarlo agli altri, come hanno fatto Maria e Giuseppe nel tempio. Anche noi siamo chiamati oggi a compiere scelte profetiche e coraggiose”.

Vivere il dono della vocazione

Impariamo a vivere con gratitudine – ha detto infine il Pontefice – l’incontro con Gesù e il dono della vocazione:

“Com’è bello quando incontriamo il volto felice di persone consacrate, magari già avanti negli anni come Simeone o Anna, contente e piene di gratitudine per la propria vocazione. Questa è una parola che può sintetizzare tutto quello che abbiamo vissuto in questo Anno della Vita Consacrata: gratitudine per il dono dello Spirito Santo, che sempre anima la Chiesa attraverso i diversi carismi”.

Dopo la Santa Messa, Papa Francesco ha parlato a braccio dal sagrato della Basilica di San Pietro. Il Santo Padre ha esortato a non dimenticare “la prima chiamata”, a ricordare lo stupore di quella vocazione. Il Pontefice ha anche sottolineato che “il midollo della vita consacrata è la preghiera”. “Continuate – ha concluso il Papa – a lavorare e a guardare al domani con speranza, chiedendo sempre al Signore che ci mandi nuove vocazioni, così la nostra opera di consacrazione potrà andare avanti”.

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