Mozambico: un popolo in attesa di Francesco

© Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews  Il Mozambico si appresta ad abbracciare Papa Francesco che, il prossimo 4 settembre, arriverà a Maputo. Intervista con il sacerdote padre Jorge Augusto.

Mancano 11 giorni al viaggio apostolico di Papa Francesco in Mozambico, dal 4 al 6 settembre prossimi. Dopo l’arrivo all’aeroporto di Maputo e la cerimonia di benvenuto, il programma prevede, il 5 settembre, diversi appuntamenti. I primi sono la visita di cortesia al presidente mozambicano, Filipe Nyusi, e l’incontro con le autorità, la società civile e il corpo diplomatico. Successivamente, sono previsti l’incontro interreligioso con i giovani e quello con i vescovi, i sacerdoti e i religiosi nella cattedrale dell’Immacolata Concezione a Maputo. Il 6 settembre, la visita all’ospedale di Zimpeto e la Santa Messa precedono la partenza dell’aereo papale per il Madagascar. Il motto del viaggio apostolico in Mozambico, “Speranza, pace e riconciliazione”, si riflette nella recente storia del Paese.

Guerra civile e accordo di pace del 1992 a Roma

Dopo l’indipendenza dal Portogallo, nel 1975, il Mozambico è scosso dal dramma della guerra civile. Il conflitto, durato oltre 15 anni, provoca la morte di centinaia di migliaia di persone ed oltre 4 milioni di sfollati e profughi. Nel 1992, il gruppo ribelle Renamo (Resistenza nazionale mozambicana) si trasforma in un partito politico. Il 4 ottobre del 1992 viene firmato a Roma uno storico accordo di pace dall’allora presidente del Mozambico, Joaquim Chissano, e il leader in quel periodo della Renamo, Afonso Dhlakama. L’intesa, che mette fine a 17 anni di guerra civile, è il risultato di un lungo processo negoziale portato avanti dalla Comunità di Sant’Egidio. Nel 1994, le elezioni libere sono il primo importante passo verso un processo di normalizzazione che, negli anni seguenti, porta anche a conseguire una crescita economica e sociale.

Interruzione della pace e accordo di riconciliazione

Tra il 2013 e il 2016 la pace in Mozambico è interrotta da scontri armati tra esercito e combattenti della Renamo. In particolare, il periodo successivo alle elezioni del 2014 è segnato da forti tensioni e da episodi di violenza. La Renamo contesta i risultati elettorali rivendicando la vittoria in sei province. Dopo un complesso processo negoziale si arriva, lo scorso 7 agosto, ad un accordo di riconciliazione che stabilisce le regole per la smilitarizzazione, il disarmo e la reintegrazione dei combattenti della Renamo. Alla cerimonia partecipa anche una delegazione della comunità di Sant’Egidio guidata da mons. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, tra i mediatori per arrivare agli accordi di pace del 1992. Durante la cerimonia dello scorso 7 agosto il presidente del Mozambico, Filipe Nyusi, e il leader della Renamo, Ossufo Momade, assicurano che le due parti parteciperanno, in maniera pacifica, alle elezioni presidenziali, parlamentari e provinciali del prossimo 15 ottobre.

Un Paese dalle grandi potenzialità

Dal punto di vista economico il Mozambico, abitato da circa 30 milioni di persone, è uno dei Paesi più poveri del mondo. Con una superficie pari a due volte e mezzo quella dell’Italia, il Paese ha risentito della recente crisi economica. In particolare, la scoperta nel 2016 di ingenti debiti che il governo avrebbe nascosto agli istituti di credito internazionali (oltre due miliardi di dollari), ha portato al ritiro dei finanziamenti internazionali e ad una elevata inflazione. L’economia del Paese si basa, essenzialmente, sull’agricoltura ma nelle zone rurali, solo il 15% della popolazione ha accesso all’elettricità. Nonostante questo precario scenario, non mancano grandi potenzialità. L’ex colonia portoghese ha un immenso patrimonio energetico ed è ricco di risorse naturali, tra cui carbone, titanio e pietre preziose. A questo patrimonio si aggiunge, nel 2011, la scoperta di grandissimi giacimenti di gas naturale. Per sfruttare questo potenziale, occorrono ingenti investimenti che, secondo diversi esperti, potrebbero portare lo Stato africano, nel 2025, a divenire il secondo fornitore mondiale di gas naturale liquefatto (Gnl). Con queste prospettive, il Pil del Paese, che oggi non supera i 15 miliardi, è destinato a crescere. E soprattutto il Mozambico, se saranno superate le piaghe della corruzione e della povertà, può diventare uno degli Stati protagonisti della possibile rinascita economica dell’Africa.

Combattimenti nel nord e cicloni

Dopo la recente scoperta dei giacimenti di gas naturali nel nord del Paese, si sono aggiunte nuove minacce alla stabilità del Mozambico. Nella regione settentrionale di Cabo Delgado si sono registrati, negli ultimi mesi, diversi episodi di violenza alimentati da scontri e combattimenti. I responsabili, secondo diverse fonti, sono combattenti islamisti radicali appartenenti al gruppo Shebabs e provenienti da altri Paesi. Tra le piaghe che affliggono il Mozambico, ci sono inoltre un alto tasso di analfabetismo, l’Aids e la tossicodipendenza. Un duro colpo all’economia e alla società mozambicana è venuto anche dai cicloni Idai (13 marzo) e Kenneth (25 aprile), che hanno causato più di 600 vittime e la distruzione di centinaia di migliaia di ettari di terra coltivabile. Ne è seguita una grave emergenza sanitaria, con oltre 73 mila sfollati.

La Chiesa in Mozambico

La Chiesa cattolica in Mozambico conta più di 6 milioni di battezzati pari al 28% della popolazione. Soprattutto nelle aree rurali, una parte significativa della popolazione continua a seguire culti tradizionali africani. Quasi un quinto è di fede islamica. I musulmani vivono, soprattutto, nella parte settentrionale e costiera del Paese. I cristiani sono più numerosi nel sud e nelle città. La Conferenza episcopale del Mozambico (Cem) riunisce i presuli delle tre arcidiocesi metropolitane e nove diocesi suffraganee. Fa parte del Secam, il Simposio delle Conferenze episcopali dell’Africa e del Madagascar, e dell’Imbisa, l’Assemblea interregionale dei vescovi dell’Africa del Sud. È attualmente presieduta da mons. Lúcio Andrice Muandula, vescovo di Xai-Xai. La storia della Chiesa in questo Paese, al centro di un incontro tenutosi ieri a Maputo nella sala delle conferenze della Tdm (Telecomunicazioni di Mozambico), si scontra oggi con numerosi flagelli che continuano a colpire lo Stato africano: povertà e disuguaglianze sociali, corruzione diffusa, violenza, criminalità, narcotraffico, sfruttamento della manodopera, traffico di esseri umani e spinte separatiste.

In attesa di Francesco

La popolazione del Mozambico aspetta con grande gioia l’arrivo di Papa Francesco. Le parole speranza, pace e riconciliazione oltre a scandire il motto della visita del Pontefice, accompagnano l’attesa di un intero Paese che, nonostante molteplici problematiche, guarda al futuro con rinnovata fiducia. È quanto sottolinea a Vatican News padre Jorge Augusto, responsabile della Commissione per la comunicazione della Conferenza episcopale del Mozambico.

R. – In Mozambico la Chiesa è molto attiva, molto impegnata e si vede che la gente è animata dalla fede. Si cerca di andare avanti nonostante le difficoltà che ci sono nel nostro Paese. Sono difficoltà naturali, come i cicloni, ma anche politiche. La gente rimane salda nella fede, cammina e va avanti.

Come si stanno preparando la Chiesa e il Paese in vista del viaggio apostolico di Papa Francesco in Mozambico?

R. – È un momento di grande gioia per il popolo mozambicano. L’ultima visita di un Pontefice è stata quella di Giovanni Paolo II trenta anni fa. Adesso, che sono passati trenta anni, la gente ha voglia di vedere il Papa. Quindi è una grande gioia.

Il motto del viaggio di Papa Francesco è: “Speranza, pace, riconciliazione”. In queste parole è racchiusa la storia recente del Mozambico: gli accordi di pace, l’intesa riconciliazione, la speranza …

R. – Senza dubbio. La speranza, perché questo è un popolo che viene da tanta sofferenza. Quindi bisogna alzarsi per andare avanti. La pace, perché dopo l’accordo a Roma nel 1992 tra il governo del Mozambico e la Renamo, abbiamo vissuto venti anni in pace. Ma dopo questo periodo è tornata la guerra. Ed è mancata veramente questa parola: riconciliazione. È mancata perché non c’è stata vera riconciliazione tra noi mozambicani. È un momento storico importante per il Paese: siamo in attesa, con la venuta del Santo Padre, di vedere tutte e tre queste parole. Non c’è pace senza riconciliazione. Ci deve essere una riconciliazione vera tra di noi.

Il Mozambico è uno dei Paesi più poveri del mondo anche se ha grandi risorse. Recentemente, sono stati scoperti grandissimi giacimenti di gas naturale. Può essere proprio il Mozambico, nonostante la povertà, i grandi problemi, la corruzione, uno degli Stati in grado di promuovere anche una rinascita economica dell’Africa?

R. – È vero, però bisogna avere la competenza: se abbiamo queste risorse ma non ci sono le persone competenti rimaniamo in una situazione di povertà. Ci sono petrolio, gas e anche risorse nel mare … Ci sono tante cose, però vediamo come andare avanti. Adesso, dopo la scoperta di queste risorse, ci sono stati dei problemi nella parte Nord del Paese. Non si sa chi siano queste persone che stanno provocando questa guerra. Vengono da fuori. Bisogna fare ancora tanto lavoro, tanto lavoro.

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