Mistero su sorte di Osama Bin Laden

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Osama bin Laden (L) sits with his adviser and purported successor Ayman al-Zawahiri, an Egyptian linked to the al Qaeda network, during an interview with Pakistani journalist Hamid Mir (not pictured) in an image supplied by the respected Dawn newspaper November 10, 2001. Al Qaedas elusive leader Osama bin Laden was killed in a mansion outside the Pakistani capital Islamabad, U.S. President Barack Obama said on May 1, 2011. REUTERS/Hamid Mir/Editor/Ausaf Newspaper for Daily Dawn (AFGHANISTAN - Tags: POLITICS CONFLICT IMAGES OF THE DAY). (Foto: HO/Scanpix 2011)

© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Sembra sempre più avvolta dal mistero la sorte di Osama Bin Laden: l’ambasciata dell’Arabia Saudita a Washington ha dichiarato, con un comunicato, che non ci sono prove sulla morte del leader di Al Qaeda. La precisazione arriva dopo la notizia della morte di Bin Laden in Pakistan, riportata ieri da un quotidiano francese che citava fonti dei Servizi segreti sauditi. Le autorità francesi, americane e pakistane non hanno confermato la notizia, che trova sempre più spazio sui mezzi di informazione: il settimanale americano Time cita fonti anonime saudite secondo cui “è molto probabile” che il capo di Al Qaeda sia morto. Ma quali effetti può determinare l’eventuale scomparsa di Bin Laden nella lotta contro il terrorismo? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto all’esperto del Corriere della Sera, Guido Olimpio:

 

R. – La conferma sulla morte di Bin Laden potrebbe voler significare un successo importante nella campagna lanciata dagli Stati Uniti. E’ anche vero, però, che il terrorismo non si ferma: anzi, gli ultimi rapporti dicono che ormai si è trasformato in una sorta di movimento sparso sulla mappa geografica. Quindi, il fenomeno continua lo stesso.

Contesto intricato

D. – L’incertezza sulla sorte di Bin Laden potrebbe essere legata, oltre a indubbie difficoltà di indagine, anche a prudenze strategiche?

R. – Ritengo che più che altro sia legata a rapporti, non sempre facili, tra diversi attori: anzitutto il Pakistan, dove ci sono complicità sia negli apparati statali che nell’opinione pubblica. Poi ci sono anche ambiguità in Arabia Saudita e tra gli stessi americani, che sono ormai assorbiti totalmente da quanto avviene in Iraq. Per questo, impiegano forze ridotte nella caccia ad Osama.

Nemici degli Usa

D. – Chi sono oggi i principali nemici dell’Occidente e in particolare degli Stati Uniti?

R. – Sicuramente il movimento qaedista si è moltiplicato e quindi noi vediamo una continua alternanza tra i gruppi che vogliono colpire gli alleati degli Stati Uniti e chi, invece, vuole colpire gli stessi Stati Uniti. Lo schieramento, però, è sempre più ampio. Abbiamo ormai fenomeni in Africa, ma anche in Asia, dove questi movimenti stanno crescendo e prolificando.

Bin Laden e Al Qaeda

D. – Come cambia Al Qaeda senza Bin Laden?

R. – Diventa sempre più un insieme di gruppi che molto spesso si autogenerano, si autofinanziano e che possono avere qualche punto di contatto con la vecchia leadership. Tengo però a sottolineare che si tratta, soprattutto, di un fenomeno locale che diventa poi un fenomeno globale.

Eredità di Bin Laden

D. – L’eredità di Bin Laden è soprattutto fatta di odio e terrore. Da questo inquietante connubio sono scaturiti, però, anche effetti positivi, quali la compattezza e la presa di coscienza del mondo occidentale contro il terrorismo?

R. – Non necessariamente la compattezza è venuta per gli attacchi terroristici, che è oggi e scontata, ma ritengo anche per delle pressioni e dei movimenti di pressione molto forti che si agitano nel mondo musulmano. Questo ha portato alla presa di coscienza, anche se ritengo che ci sia ancora molto da fare, perché molti ancora non si rendono conto della pericolosità del fenomeno.

Foto:

By Hamid Mir [CC BY-SA 3.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)], via Wikimedia Commons

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