Messaggio del Papa alle Confraternite della Carità

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Un’autentica liberazione dell’uomo non può esistere senza l’annuncio del Vangelo. E’ quanto scrive Papa Francesco nel messaggio ai membri dell’Associazione internazionale della Carità, in occasione del 400.mo anniversario delle prime Confraternite della Carità fondate da San Vincenzo de’ Paoli. La credibilità della Chiesa – sottolinea il Santo Padre – passa attraverso la testimonianza concreta dell’amore. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

Il Papa auspica che la missione legata alla nascita delle Confraternite della Carità, fondate nel 1617 a Châtillon da San Vincenzo de’ Paoli, sia scandita anche nel nostro tempo da una “testimonianza autentica della misericordia di Dio verso i poveri”. Che questo 400.mo anniversario – aggiunge – sia “l’occasione per rendere grazie a Dio per i suoi doni e per aprirsi alle sue sorprese”, per discernere, con il soffio dello Spirito Santo, nuove vie. Nuovi cammini – scrive il Santo Padre – che al servizio della carità siano sempre più fecondi.

Le Confraternite nate dall’amore per i poveri

Le Confraternite della Carità – ricorda Francesco – sono nate dalla tenerezza e dalla compassione di San Vincenzo per i poveri, spesso abbandonati ed esclusi sia nelle campagne sia nelle città. Poveri che vide come “i rappresentanti di Gesù Cristo, come membra del suo corpo sofferente”. San Vincenzo – aggiunge il Papa – aveva affidato in seguito la cura dei poveri ai laici, in particolare alle donne. L’Associazione internazionale della Carità continua oggi a sostenere le persone più svantaggiate, ad alleviare sofferenze materiali, fisiche, morali e spirituali.

Una vita di fede consente di percepire la realtà della persona 

Il Santo Padre, dopo aver ricordato che alla base di questo impegno c’è la Provvidenza di Dio, incoraggia a sostenere la persona nella sua integralità e a porre “un’attenzione particolare alle precarie condizioni di vita di numerose donne e di molti bambini”. La vita di fede unita a Cristo – si legge nel messaggio – “ci permette di percepire la realtà della persona”, la sua  “dignità incomparabile”, il suo essere creata ad immagine e somiglianza di Dio.

Vedere la povertà significa vivere il mistero dell’Incarnazione 

“Per vedere la povertà – sottolinea il Pontefice – non è sufficiente seguire grandi idee ma si deve vivere il mistero dell’Incarnazione”. Il mistero di Dio, divenuto uomo, che è morto per rialzare l’uomo e salvarlo. Queste non sono belle parole ma il realismo che siamo chiamati a vivere come Chiesa. Vedere Gesù negli indigenti – conclude Francesco – significa anche, per i poveri, incontrare Cristo in quanti offrono la loro autentica testimonianza di carità. E’ la “cultura della misericordia” che rinnova profondamente i cuori ed apre ad una nuova realtà.

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