Messaggio del dicastero dei migranti per la Domenica del mare

© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Le comunità cristiane riconoscano i marittimi non come “invisibili” ma come “persone reali” che, con un duro lavoro e numerosi sacrifici, “contribuiscono a rendere più facile la nostra vita”. E’ l’esortazione espressa nel messaggio in vista della Domenica del Mare, che si celebrerà il prossimo 11 luglio, dal presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, mons. Antonio Maria Vegliò, e dal segretario del medesimo dicastero, mons. Agostino Marchetto. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

I marittimi navigano da un porto all’altro, il “perimetro della nave rappresenta il limite del loro mondo” e lavorano con persone di nazionalità e religioni differenti. La solitudine è una “compagna costante” e le ingiustizie sono frequenti: “Gli equipaggi sono spesso abbandonati in porti stranieri, gli attacchi dei pirati avvengono sempre più spesso e, quando accade un incidente, la criminalizzazione e la detenzione ingiustificata sono, a volte, il prezzo che devono pagare”.

In ascolto dei pescatori

Il progresso tecnologico – si sottolinea nel messaggio – ha apportato “numerosi cambiamenti”, ma poco è cambiato per quanto riguarda le necessità umane di marittimi e pescatori. Si tratta di necessità semplici come “un’accoglienza calorosa in un Paese straniero, un mezzo di trasporto in città, un telefono o un computer per comunicare con i propri cari, un sacerdote per celebrare la Santa Messa, un amico per ascoltare le loro storie e problemi, un volontario o un agente pastorale per visitarli in ospedale o in prigione”.

Porti sicuri

L’Apostolato del Mare fu fondato da un manipolo di persone generose, a Glasgow, il 4 ottobre del 1920 per dare assistenza spirituale e materiale ai marittimi cattolici e provvedere ai loro bisogni. Da allora, si è sviluppato al di là di ogni previsione, ma l’assistenza pastorale, in particolare con le visite a bordo delle navi, “resta la preoccupazione principale come lo era all’origine di questo Apostolato”. In numerosi porti – si legge inoltre nel messaggio – “cappellani e volontari visitano centinaia di navi e accolgono migliaia di marittimi di ogni religione e nazionalità”, offrendo un “porto sicuro” in tempi di crisi e anche, cosa non meno importante, contribuendo a mantenere l’apertura ai valori trascendentali nella loro vita.

Appello a tutti gli Stati

Nel ricordare il suo 90.mo anniversario di fondazione e nel celebrare l’Anno del Marittimo, l’Apostolato del Mare rivolge infine “un appello a tutti gli Stati affinché ratifichino quanto prima la Convenzione sul Lavoro Marittimo del 2006, strumento fondamentale per migliorare le condizioni di lavoro e di vita dei marittimi”.

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