Israele attacca il sud del Libano

© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

E’ sempre più critica la situazione in Medio Oriente: l’aviazione israeliana, dopo i raid di ieri condotti dagli Hezbollah, ha attaccato il sud del Libano provocando la morte di decine di persone. Razzi lanciati dal territorio libanese hanno colpito, il nord di Israele, uccidendo un civile israeliano. Sul versante politico, il presidente libanese ha rinnovato il suo appoggio agli Hezbollah e il premier israeliano ha definito “atto di guerra” l’attacco dei guerriglieri libanesi. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

Israele, dopo il sequestro di due soldati israeliani da parte di guerriglieri Hezbollah, ha esteso l’offensiva sul fronte libanese e ha chiuso i confini del Paese dei cedri, imponendo il blocco aereo, terrestre e marittimo. E’ stato attaccato e reso inagibile l’aeroporto di Beirut e nel sud Paese, i bombardamenti israeliani hanno provocato, secondo fonti governative libanesi, la morte di 47 persone. Tra le vittime, ci sono numerosi bambini e in un villaggio un’intera famiglia di 12 persone è rimasta uccisa sotto le macerie della propria abitazione. Israele ha chiesto l’evacuazione del quartiere meridionale di Beirut considerato roccaforte del movimento sciita degli Hezbollah.

Il presidente libanese appoggia gli Hezbollah

Un portavoce dei guerriglieri ha detto che se Beirut sarà teatro di un nuovo bombardamento israeliano, verrà attaccata la città di Haifa. Sull’altro fronte, nello Stato ebraico, una donna israeliana di 40 anni è morta per l’esplosione di un razzo lanciato dal sud del Libano verso il nord di Israele. Sul versante politico, il presidente libanese, Emile Lahud, ha rinnovato il suo appoggio alla lotta armata degli Hezbollah contro Israele. “I libanesi restano decisi sulla loro posizione nazionale – ha detto – e continuano la loro lotta contro l’aggressione sulla strada della liberazione”. Da parte sua, il premier libanese Fouad Siniora ieri sera ha preso le distanze da Hezbollah: ha affermato chiaramente che gli integralisti sciiti non erano stati in alcun modo autorizzati a violare la frontiera tra i due Paesi e a compiere l’incursione per catturare i due militari.

Olmert: atto di guerra l’attacco degli Hezbollah

Poche ore prima, il premier israeliano Olmert aveva definito “un atto di guerra” l’attacco degli Hezbollah, aggiungendo che la risposta israeliana sarebbe stata “dolorosa” e avrebbe “colpito lontano”. Prosegue, infine, anche l’offensiva israeliana contro la Striscia di Gaza. Il ministero degli Esteri palestinese è stato colpito in un raid aereo. L’edificio è stato pesantemente danneggiato, ma il raid non ha provocato vittime.

Intervista con padre David Jaeger

Ma a questo punto, quali sono le alternative per il governo libanese? Risponde, al microfono di Luca Collodi, padre David Jaeger, esperto di questioni mediorientali:

R. – Il governo libanese viene messo davanti ad una scelta: continuare ad autorizzare gli Hezbollah a controllare il sud del Libano o riprendere coraggio e decidere di riaffermare la sovranità libanese e “sopprimere” gli Hezbollah. Se il Libano decidesse di affermare la propria sovranità, rendendo sicura la frontiera con Israele, allora questa volta il Libano ce la farebbe.

Il Libano e l’Occidente

D. – Politicamente ne ha la forza?

R. – Più che mai! Avrebbe anche il sostegno dell’Occidente, oltre che probabilmente di altri regimi arabi più moderati, e di una opinione pubblica libanese che abbiamo già visto manifestare in massa per il recupero della sovranità nazionale. Più che mai il Libano avrebbe ora la chance di farcela.

Intervista con Elazar Cohen

Ma come interpretare la decisione israeliana di attaccare il sud del Libano? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto al ministro consigliere dell’ambasciata di Israele a Roma, Elazar Cohen:

R. – Israele è stata attaccata ieri non solo da un’organizzazione terrorista ma dal territorio libanese. Così dobbiamo vedere la situazione e così dobbiamo vedere anche la reazione di Israele. Io non userei la definizione per la quale siamo in una situazione di guerra, preferirei definire questa come un’operazione di Israele in Libano.

Blocco aereo

D. – A proposito di Libano, perché è stato imposto il blocco aereo di terra e di mare?

R. – Molti porti in Libano, quelli per gli aerei e di mare, servono per fare arrivare le armi non al governo libanese, ma alle organizzazioni terroristiche degli Hezbollah.

Condizione per cessazione delle offensive isrealiane

D. – Quali le condizioni considerate imprescindibili da Israele per porre fine alle offensive sia nei territori, sia in Libano?

R. – Innanzitutto, coloro che hanno rapito i soldati israeliani devono restituirli sani alle loro famiglie. Al di là di questo, Israele non accetterà più le regole del gioco presenti oggi in Libano perle quali gli Hezbollah hanno sempre la possibilità di provocare; quando Israele reagisce, invece, tutto il mondo chiede una reazione moderata. Questi tempi oggi sono cambiati. La stessa cosa vale per Hamas. Il nostro messaggio è molto chiaro: a qualsiasi attacco dal territorio palestinese ad Israele seguirà una risposta.

In questa fase nessuno spazio per la mediazione

D. – Quindi, in questo momento non c’è spazio per la moderazione…

R. – C’era molto spazio per la moderazione. Israele, per molti anni, non ha reagito come sta reagendo oggi. Ora, però, questi tempi sono finiti. Senz’altro noi, però, non chiudiamo la porta a futuri negoziati.

Foto:

By Israel Defense Forces (Givati Commando Course Final Phase) [CC BY-SA 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0)], via Wikimedia Commons

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