Leader per la pace, l’Italia aderisce alla campagna di Rondine

© Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews– È l’Italia il primo Paese che si impegna a sostenere l’appello che l’associazione Rondine ha presentato ai 193 Stati membri delle Nazioni Unite con l’obiettivo di formare leader in grado di promuovere la pace

“Trasformare il conflitto in un’opportunità, lo scontro in una occasione, il nemico in una persona cui tendere la mano per costruire un futuro di pace, promuovere una cultura di dialogo. È una sfida difficile, ma non impossibile”. È quanto ha affermato il presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, dopo aver incontrato martedì scorso, a Palazzo Chigi, una delegazione di Rondine Cittadella Pace, un’organizzazione fondata nel 1997 e impegnata in iniziative tese alla riduzione dei conflitti armati nel mondo.

“Leaders for peace”

L’anno scorso i giovani e gli ex studenti di Rondine Cittadella della Pace hanno lanciato un appello a tutti i popoli per compiere il primo passo verso una svolta decisiva sul tema dei diritti umani. Con la campagna “Leaders for Peace”, Rondine chiede agli Stati membri delle Nazioni Unite di sottrarre una cifra simbolica dal proprio bilancio della difesa e indirizzarla alla formazione di altrettanti leader globali in grado di intervenire nei principali contesti di conflitto del mondo, per promuovere lo sviluppo di relazioni sociali e politiche pacificate.

Papa Francesco: servono leader con una nuova mentalità

Lo scorso 3 dicembre Papa Francesco, incontrando una delegazione dell’associazione “Rondine Cittadella della Pace”, ha assicurato il proprio appoggio alla campagna “Leaders for Peace” ed ha esortato i capi di Stato e di governo ad aderire a questa iniziativa. L’Italia è il primo Paese che si impegna a sostenere l’appello che Rondine ha presentato ai 193 Stati membri dell’Onu il 10 dicembre 2018, in occasione delle Celebrazioni del 70.mo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.

“Servono leader con una nuova mentalità. Non sono leader di pace quei politici che non sanno dialogare e confrontarsi: un leader che non si sforza di andare incontro al ‘nemico’, di sedersi con lui a tavola come fate voi, non può condurre il proprio popolo verso la pace. Per far questo occorre umiltà, non arroganza. (Papa Francesco, 3 dicembre 2018)”.

Il progetto che dà origine e ispirazione a Rondine è lo studentato internazionale, che accoglie giovani provenienti da Paesi teatro di conflitti armati e li aiuta a scoprire la persona nel proprio nemico, attraverso la convivenza quotidiana. Il fondatore e presidente dell’associazione, Franco Vaccari, sottolinea che mancano “leader attrezzati per governare e orientare la pace e i cambiamenti”. E ricorda come è maturato l’appello rivolto agli Stati membri dell’Onu. Ascolta l’intervista a Franco Vaccari:

R. – È stato un appello maturato tra i 200 ex studenti di Rondine, gli ‘ex nemici’ che sono tornati nei loro Paesi e hanno già assunto ruoli di responsabilità civile e dallo staff di Rondine naturalmente. Abbiamo voluto porre una sfida concreta e simbolica. Abbiamo detto alle Nazioni Unite: “Ci pare in maniera evidente che nel mondo non ci sia una leadership diffusa di pace”. Il mondo è cambiato, come dice Papa Francesco, e quindi non abbiamo leader attrezzati per governare e orientare la pace e i cambiamenti. Ci vuole allora una nuova formazione. Noi abbiamo proposto, ciò che facciamo da 20 anni. Formiamo giovani che vengono dai luoghi di guerra ad essere leader molto generosi e coraggiosi. Avrebbero tutti i motivi per vedere nell’altro il nemico e invece cambiano completamente prospettiva. Quindi abbiamo chiesto: “Togliete dal bilancio della difesa la cifra corrispondente ad una borsa di studio per un leader”. Quindi una sfida che si colloca tra il simbolico ed il concreto.

La vostra campagna ha ricevuto anche l’appoggio di Papa Francesco. Quando il Santo Padre vi ha incontrato lo scorso 3 dicembre ha detto, tra l’altro, che servono leader con una nuova mentalità in grado di dialogare e confrontarsi …

R. – Siamo usciti dall’incontro con il Santo Padre molto rinforzati. Lui ha speso parole di impegno. Continuerà nel sostegno della diffusione di questo appello là dove ci saranno le rappresentanze della Santa Sede. E noi, dal basso, facciamo un’azione di diplomazia popolare.

Quello che chiede Rondine è un gesto simbolico ma anche concreto. È realmente realizzabile?

R. – Un ambasciatore ci ha detto: “Le proposte che fa Rondine sono sempre credibili e affidabili”. Mi sembrano due buoni aggettivi. Ogni persona può fare un passo. Alle Nazioni Unite ho chiuso il mio intervento facendo vedere una penna bic per firmare. L’altro ieri dal presidente del Consiglio abbiamo ricevuto la prima firma e il primo impegno per detrarre la cifra dal bilancio della difesa. Questo mi sembra di grandissimo valore.

Una nuova prospettiva, come dice il presidente del Consiglio, Conte, che è quella di trasformare il conflitto in opportunità, lo scontro in un’occasione…

R. – Su queste parole, che ci hanno fatto molto piacere, c’è tanta convergenza. Ma ora bisogna che diventino una mentalità condivisa e una pressi, altrimenti la parola “pace” si carica di retorica a forza di ripeterla ma non incide nei cambiamenti. Rondine vuole essere molto pratica e incidere. E per incidere bisogna fare dei piccoli passi. Questo piccolo passo, se fosse accolto dai 193 Stati e dalla società civile, avrebbe un enorme valore.

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