La Polonia ricorda padre Popiełuszko

© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Sono passati 25 anni dalla morte di Jerzy Popiełuszko, cappellano del movimento “Solidarność”, brutalmente ucciso  il 19 ottobre 1984, all’epoca della dittatura comunista in Polonia. La tomba di padre Popiełuszko – per il quale è in corso il processo di Beatificazione – è meta di continui pellegrinaggi dalla Polonia e dall’estero e su di essa si raccolse in preghiera nel 1987 anche Giovanni Paolo II.

Intervista con Vladimiro Redzioch

Cosa rappresenta, dunque, questo sacerdote per il sentimento popolare e nazionale? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto a Vladimiro Redzioch, corrispondente da Roma del settimanale cattolico polacco “Niedziela”: 

R. – Si calcola che dal 1985 al 2005 circa 15 milioni di persone abbiano visitato il luogo della sepoltura del martire: i grandi di questo mondo, ma prima di tutto tanta gente semplice per la quale padre Popieluszko è già un Santo. Ci sono delle testimonianze che attestano che la preghiera presso la tomba diventa per tanta gente fonte di conversione e di cambiamento spirituale. Si sono constatati tantissimi miracoli anche se va detto che nel caso del processo di Beatificazione di un martire, non è necessaria l’approvazione formale di tale miracolo. Tante vie e piazze in Polonia portano già il suo nome e vengono eretti monumenti. Padre Popieluszko è diventato anche il simbolo della Chiesa polacca che in modo pacifico si oppose al sistema totalitario imposto dopo la seconda guerra mondiale.

Padre Popiełuszko e il cammino della Polonia

D. – Il dramma della sua morte scosse la Polonia dei primi anni Ottanta, che ancora lottava per la sua libertà al di là del Muro. 25 anni dopo quei fatti la Polonia è ormai integrata nell’Unione Europea: si può dire che padre Popiełuszko abbia contribuito a questo progresso?

R – “Ogni sistema totalitario si regge sulla paura e sull’intimidazione. Padre Jerzy liberava invece la gente dalla paura del sistema e per questo motivo veniva percepito dai comunisti come un nemico mortale. Ogni tiranno regna con la paura, ma quando i sudditi si liberano dalla paura, i tiranni cominciano a tremare. Per questo motivo anche Giovanni Paolo II, che gridava “Non abbiate paura” era percepito, come nemico da tutti i dittatori del mondo. Allora padre Popiełuszko, da un lato smascherava tutta la falsità e l’ipocrisia del sistema comunista, dall’altro indicava ai cristiani come affrontare il totalitarismo: “Combatti il male con il bene”, come dice San Paolo”.

Se fosse vivo, avrebbe avuto tanto da fare

“Va ricordata anche un’altra cosa: lo scopo del comunismo era, tra altro, l’introduzione della nuova antropologia che prevedeva la totale cancellazione della dimensione religiosa dalla vita dell’uomo. Nel caso della Polonia questo significava la lotta e la distruzione della Chiesa cattolica. Oggi la Polonia è ormai integrata nell’Unione Europea. Ma non ci scordiamo che anche nel mondo, ritenuto democratico e libero, ci sono le forze che promuovono l’antropologia contraria alla visione cristiana dell’uomo e vogliono emarginare o distruggere la Chiesa. Se padre Popieluszko fosse vivo, avrebbe avuto tanto da fare anche oggi”.

Martire dell’affrancamento della Polonia dal socialismo

D. – Padre Popiełuszko è passato alla storia come un martire dell’affrancamento della Polonia dal giogo del socialismo reale. Ma nel 1991, Giovanni Paolo II affermò che per comprenderne bene la grandezza bisognava “leggerlo dal lato dell’uomo interiore”. Come definirebbe questa specifica dimensione di padre Popiełuszko?

R. – Padre Popiełuszko non era un attivista sociale o politico ma un sacerdote cattolico fedele al Vangelo. L’Eucaristia e la preghiera erano il centro della sua vita. Lui prestava assistenza pastorale agli operai: li confessava, celebrava per loro la Messa; capitava che battezzava qualcuno di loro che si era convertito. Tutto ciò che proclamava era contenuto nella Dottrina sociale della Chiesa, negli insegnamenti di Giovanni Paolo II e del defunto primate polacco Stefan Wyszyński. Secondo me, per capire meglio la figura di padre Popieluszko bisognerebbe parlare della sua vocazione sacerdotale. In quei tempi le autorità comuniste tentavano di creare degli ostacoli nella formazione dei seminaristi e cercavano i tutti i modi di indurli a rinunciare agli studi teologici”.

Era un uomo interiormente libero

“Prima di tutto facevano fare loro due anni di un duro servizio militare obbligatorio nelle unità speciali create appositamente per gli alunni dei seminari. Questo cosiddetto servizio militare consisteva in inutili esercitazioni, continui corsi politici per la loro indottrinazione e vessazioni di varia natura. Ma il giovane Popieluszko non crollò psicologicamente perché era già allora un uomo interiormente libero e un uomo di preghiera (di nascosto organizzò nella caserma un circolo di preghiera: si pregava e si recitava il Rosario di notte)”.

Processo di Beatificazione

D. – Dal 2001 il processo di Beatificazione di padre Popiełuszko vive la sua fase vaticana: con quali sentimenti la Chiesa polacca ne attende la fine?

R. – Sul piano spirituale i fedeli si stanno preparando a questo grande evento partecipando alle giornate di preghiera, a ritiri e alle Messe speciali. Invece, per quanto riguarda la Chiesa, vorrei ricordare che nel mese di ottobre 2008 l’arcivescovo di Varsavia Kazimierz Nycz ha portato al Santo Padre una copia della “Positio” insieme con una lettera postulatoria di tutto l’episcopato polacco. Era una lettera riservata ma si è saputo che i vescovi sottoponevano all’attenzione del Santo Padre l’importanza della Beatificazione di padre Popiełuszko per la Chiesa e la nazione polacca. Ovviamente questo potrebbe servire soltanto a dare la precedenza nei lavori della Congregazione senza influenzare il risultato finale del processo stesso.

 

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