Italia. Legge sull’aborto: 40 anni tra pagine di dolore e misericordia

© Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews – Sono passati 40 anni dall’approvazione in Italia della legge 194 sull’introduzione volontaria della gravidanza. La norma, entrata in vigore il 22 maggio 1978 e confermata da un referendum nel 1981, consente di richiedere, entro i primi 90 giorni di gestazione, l’interruzione volontaria di gravidanza per motivi di salute, economici, sociali o familiari.

Valore sociale della maternità

Nel testo si sottolinea, tra l’altro, che “lo  Stato  garantisce  il  diritto  alla  procreazione cosciente e responsabile,  riconosce  il valore sociale della maternità e tutelala vita umana dal suo inizio”. “L’interruzione  volontaria  della  gravidanza non è mezzo per il controllo delle nascite”. “Lo  Stato,  le regioni e gli enti locali, nell’ambito delle proprie funzioni   e   competenze – si legge ancora nel primo articolo della legge – promuovono   e   sviluppano   i  servizi socio-sanitari,  nonché  altre iniziative necessarie per evitare che l’aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite”. Nel 2016, in Italia, gli aborti procurati sono stati quasi 85 mila e si è registrata una diminuzione del 3,1% rispetto al 2015. L’anno in cui si è riscontrato il valore più alto è stato il 1982 con oltre 234 mila interruzioni volontarie di gravidanza.

Movimento per la Vita: la legge 194 non ha ridotto gli aborti

Alla storia della legge 194 è dedicata oggi la conferenza stampa, presso la sala stampa di Montecitorio, incentrata sul tema: “La legge sull’aborto in Italia a 40 anni dalla sua introduzione. Bilancio e valutazioni”. All’incontro è intervenuta, tra gli altri, Marina Casini Bandini, neo presidente del Movimento per la Vita, che al microfono di Federico Piana spiega che tale legge “ha consentito la morte di quasi sei milioni di bambini in viaggio verso la nascita”. “E’ una legge – aggiunge – che non ha diminuito gli aborti”. “E’ inaccettabile la affermata riduzione degli aborti come effetto della legge”: c’è stato – osserva Marina Casini Bandini – “un generale crollo della natalità e si è ridotto anche il numero delle donne in età feconda”. In questi anni – ricorda poi la presidente del Movimento per la Vita – “è stata diffusa commercialmente la cosiddetta contraccezione di emergenza che ha moltiplicato gli aborti, che sono diventati tanto clandestini da non essere neanche conosciuti”. “La relazione del ministro della salute, l’ultima relazione sulla legge 194, ha riportato un dato agghiacciante”. “Nel 2016 – ricorda Marina Casini Bandini – sono state vendute 404 mila confezioni di pillole del giorno dopo e dei 5 giorni dopo. Quindi questa legge non ha ridotto gli aborti, anzi ha prodotto una mentalità abortiva”. Ascolta l’intervista con Marina Casini Bandini:

Mons. Galantino: si sono costruiti muri

Il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, mons. Nunzio Galantino, in un articolo pubblicato sul quotidiano “Il Sole 24 Ore” ricorda che “attorno all’aborto si sono costruiti muri e fortificazioni”.  Ma si è perso di vista che “al centro c’è l’origine che tutti ci accomuna”: “ognuno di noi è frutto di un concepimento, una gravidanza, una nascita”. “La ‘tutela sociale della maternità’ alla quale la legge 194 dedica i primi tre articoli anteponendola già nel titolo alla stessa ‘interruzione volontaria della gravidanza’ – spiega mons. Galantino – è purtroppo rimasta largamente sulla carta, comprimendo il fondamentale diritto umano delle donne italiane di diventare madri”.

Legalizzazione dell’aborto, dichiarazioni dei vescovi nel 1978

Nel notiziario della Conferenza episcopale italiana del 25 luglio 1978, a cura della Segreteria generale, si sottolinea che “nessuna legge umana può mai sopprimere la legge divina”. “Si impone con urgenza – si legge ancora nel testo – la necessità di un rinnovato impegno per l’educazione al rispetto della vita umana in ogni fase della sua esistenza, con il rifiuto di ogni forma di violenza morale, psicologica e fisica”. Le riflessioni dei vescovi toccano anche il tema dell’obiezione di coscienza. Tale facoltà – scrivono – “nasce dalla libertà e dignità della persona umana” ed esige che “l’essere umano non sia forzato ad agire contro la propria coscienza e non sia impedito ad agire in conformità con essa”. “E’ un diritto e un dovere naturale che gli ordinamenti civili delle società devono recepire e sancire”.

L’insegnamento della Chiesa

Fin dal primo secolo – si legge nel Catechismo della Chiesa cattolica – la Chiesa “ha dichiarato la malizia morale di ogni aborto provocato”. Questo insegnamento “non è mutato”, “rimane invariabile”. L’aborto diretto, “cioè voluto come un fine o come un mezzo, è gravemente contrario alla legge morale”: “Non uccidere il bimbo con l’aborto e non sopprimerlo dopo la nascita”.  La cooperazione formale a un aborto – si legge ancora nel Catechismo della Chiesa cattolica – costituisce una colpa grave”. Questo “delitto contro la vita umana” viene sanzionato “con una pena canonica di scomunica”. Nel Codice di diritto canonico si stabilisce infatti che “chi procura l’aborto incorre nella scomunica latae sententiae”.

Aborto e misericordia

La Chiesa mette in evidenza “la gravità del crimine commesso, il danno irreparabile causato all’innocente ucciso, ai suoi genitori e a tutta la società”. Nella Costituzione apostolica conciliare “Gaudium et spes”, promulgata da Papa Paolo VI, si sottolinea che  “Dio ha affidato agli uomini l’altissima missione di proteggere la vita, missione che deve essere adempiuta in modo degno dell’uomo”. “Perciò – scrive Papa Montini – la vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura; e l’aborto come pure l’infanticidio sono abominevoli delitti”. Ma la Chiesa non intende “restringere il campo della misericordia”.

Riconciliazione con il Padre

La Chiesa ha anche sempre ammesso la possibilità del perdono a chi è sinceramente pentito. Ma era necessaria l’autorizzazione del vescovo o di un sacerdote da lui delegato.  Con la lettera apostolica “Misericordia et Misera” di Papa Francesco questa possibilità di perdono viene estesa in modo permanente.  “Concedo d’ora innanzi a tutti i sacerdoti in forza del loro ministero – scrive il Papa – la facoltà di assolvere quanti hanno procurato peccato di aborto… Con altrettanta forza, tuttavia, posso e devo affermare che non esiste alcun peccato che la misericordia di Dio non possa raggiungere e distruggere quando trova un cuore pentito che chiede di riconciliarsi con il Padre”.

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