Il Regno Unito lascia l’Ue, Cameron si dimette

© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Voto storico nel Regno Unito, dove il 51,8% delle persone che si sono recate alle urne per il referendum sulla Brexit ha optato per l’uscita dall’Unione Europea. Sono oltre un milione i voti che sanciscono il divorzio fra Londra e Bruxelles. Alta l’affluenza: ha partecipato alla consultazione il 72,2% degli elettori. Il premier David Cameron, dopo l’esito della consultazione, ha annunciato le proprie dimissioni. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

E’ un Regno Unito diviso quello che ha scelto di non restare nell’Unione Europea come Paese membro. L’esito del referendum ha scosso i mercati: alle Borse europee in picchiata e a quella di Londra in netto calo si aggiunge il crollo della sterlina. Milano perde il 10%, e molto pesanti sono anche le altre borse del Vecchio Continente. Malissimo pure i mercati finanziari asiatici. In calo le quotazioni del petrolio, mentre risale l’oro, tradizionale bene rifugio.

Ma è anche il fronte politico britannico ad essere sconvolto: il premier Cameron si è dimesso annunciando che sarà un nuovo primo ministro, da eleggere ad ottobre, a guidare i negoziati con l’Unione Europea. La volontà del popolo britannico – ha aggiunto – sarà rispettata.  Per il leader euroscettico Nigel Farage il Regno Unito celebra un nuovo giorno dell’indipendenza. Ma il verdetto delle urne è disomogeneo: in Scozia, in Irlanda del Nord e a Gibilterra la maggioranza degli elettori ha votato a favore della permanenza nell’Unione Europea. In Galles, invece, ha prevalso la tesi opposta. Contraria alla permanenza anche l’Inghilterra, ad eccezione di gran parte di Londra. Le urne hanno anche sancito una frattura generazionale: il 75% degli under 24 ha votato per la permanenza. Il 56% degli under 49 ha fatto lo stesso. Sono invece gli ultracinquantenni — e in particolare gli ultrasessantacinquenni — ad aver votato in maggioranza per l’uscita dall’Unione Europea.

Esultano euroscettici

Cancellerie e istituzioni europee subito mobilitate dopo il voto che ha visto vincere i Leave, mentre gli euroscettici esultano per il risultato, a partire dal leader Ukip Farage. Dalla riunione dei presidenti del Parlamento europeo arriva un netto no a qualsiasi possibilità di rimandare l’uscita di Londra dalla Ue, comunque ci vorranno un paio di anni per mettere a punto tutti di dettagli tecnici. In queste ore sono in corso consultazioni tra i Paesi Eu. Lunedi forse a Berlino vertice Francia-Germania-Italia, mentre Renzi dovrebbe vedere il presidente del Parlamento Ue Tusk martedi. Per  la Cancelliera tedesca Merkel il voto è un colpo all’Europa e al processo di integrazione europea”, ma “la Ue ha garantito la pace europea dopo secoli di violenza”.

Sul voto nel Regno Unito si sofferma, al microfono di Amedeo Lomonaco, il presidente della Camera di Commercio italiana a Londra, Leonardo Simonelli:

 

R. – L’Inghilterra prima veniva considerata un Paese per definizione abbastanza stabile, unito, con valori comuni. Questa elezione ha dimostrato che questo fattore è molto cambiato. Secondo me, la cosa più grave è la perdita di fiducia nella leadership. Tutto l’establishment si è schierato per l’“in” ma non è bastato.

D. – A proposito di cambiamento, questo voto può rimettere in discussione l’indipendenza della Scozia, la riunificazione dell’Irlanda del Nord, territori dove in maggioranza si è votato in favore della permanenza nell’Unione Europea?

R. – La Scozia ha già detto che vuole rimanere in Europa e quindi ci sarà da negoziare qualcosa. L’Irlanda del Nord ha votato per rimanere e credo che si dovranno trovare dei Trattati particolari con la Repubblica irlandese.

D. – Le urne hanno anche sancito una frattura generazionale: il 75% degli under 24  ha votato per la permanenza, voto invece contrario per quanto riguarda i più anziani…

R. – Sono giovani che si sono creati questa formazione di mondo più ampio di valori e di solidarietà; invece, le vecchie generazioni sono più difficili ad accettare il cambiamento.

D. – Ora l’esito di questo voto quale processo innescherà nel breve e nel lungo periodo?

R. – Il referendum è consultivo, anche se naturalmente bisogna tener conto della volontà del popolo. Il Parlamento adesso dovrà riunirsi. Dopodiché verrà invocato l’articolo che prevede l’uscita dalla Comunità economica europea. Cominceranno le negoziazioni, che hanno un tempo di due anni. Poi ci saranno tempi successivi, se richiesto, per trovare nuovi equilibri.

D. – Parliamo di scenari futuri: cosa potrà cambiare per gli italiani nel Regno Unito, dal punto di vista di assistenza sanitaria, indennità di disoccupazione?

R. – A mio avviso ci sarà una negoziazione che prevede una riduzione dei benefici sociali per i non-inglesi, preservando – penso – quelli acquisiti da coloro che sono qui da molto tempo. Poi ci sono il problema delle residenze e la questione dei visti. Anche questi andranno affrontati.

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