Iraq: situazione critica a Najaf

0
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Lo scenario iracheno continua ad essere incandescente. L’aviazione americana è tornata a bombardare presunte postazioni dei ribelli a Falluja, roccaforte della resistenza sunnita. Secondo fonti ospedaliere, almeno tre civili sono morti in seguito all’attacco. Le forze statunitensi sono impegnate a fronteggiare anche la rivolta sciita nel sud del Paese. Il ministero della Sanità iracheno ha reso noto che nei combattimenti scoppiati nelle ultime 24 ore ad Amara, sono rimaste uccise almeno dodici persone. Ma la situazione più tesa resta quella della città di Najaf. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

**********

I miliziani del leader radicale sciita, Moqtada Al Sadr, hanno chiuso le quattro porte del mausoleo dell’imam Ali’ e tre missili lanciati da un aereo statunitense sono arrivati a pochi metri dal tempio. In questo intricato scenario proseguono, comunque, gli sforzi dell’ayatollah Al Sistani per porre fine alle violenze che stanno devastando la città santa. L’ayatollah è rientrato oggi nel Paese arabo dopo un’operazione al cuore a Londra e domani si recherà a Najaf. In un’intervista alla BBC, il suo consigliere Sayed Mohamed Musawi ha dichiarato che Al Sistani esorta tutti gli iracheni a marciare su Najaf per salvare la città.

Appello del barccio destro di Al Sadr

Lo stretto collaboratore dell’autorità spirituale sciita ha incitato, inoltre, i miliziani dell’imam radicale ad abbandonare il mausoleo e ha chiesto agli americani di astenersi da qualsiasi coinvolgimento nella vicenda. Poco fa è stato arrestato il braccio destro di Al Sadr che questa mattina ha lanciato un appello sollecitando tutti i musulmani del mondo a mobilitarsi per impedire che i soldati americani entrino nella moschea di Najaf. Nel complesso capitolo relativo agli ostaggi si alternano, intanto, notizie di liberazioni e rapimenti.

Rilasciato camionista libanese

E’ stato rilasciato ed è subito partito alla volta di Beirut il camionista libanese rapito qualche giorno fa dalla guerriglia. Sono stati gli stessi sequestratori a comunicare, ieri, la sua liberazione. E in un video trasmesso ieri da Al Jazeera un gruppo islamico ha infine rivendicato il sequestro del giornalista italiano Enzo Baldoni, di cui non si avevano più notizie da giovedì scorso. I suoi rapitori hanno dato 48 ore di tempo alle truppe inviate da Roma per lasciare l’Iraq ma il governo italiano ha già respinto questo ultimatum. E poco fa la famiglia del giornalista ha lanciato un appello ai sequestratori attraverso il Tg1 Rai.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *