Iraq si prepara a referendum su Costituzione

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Edifici pubblici chiusi fino a domenica, coprifuoco notturno, divieto di portare armi, controlli rafforzati nei porti e negli aeroporti, divieto di viaggiare. Con queste misure eccezionali, l’Iraq si prepara al referendum di domani per l’approvazione della nuova Costituzione. Nonostante questo dispiegamento di forze, non si fermano le violenze: a Baghdad due agenti sono stati uccisi e sono state attaccate diverse scuole, scelte come seggi elettorali. Sui punti principali della Costituzione ascoltiamo il servizio di Amedeo Lomonaco:

La bozza della nuova Costituzione prevede l’istituzione di uno Stato federale rinviando al futuro Parlamento il compito di fissarne i meccanismi. Il testo stabilisce che la l’Islam è una fonte principale di diritto e che le risorse petrolifere devono essere ripartite tra tutte le componenti della società irachena. Sono vietate le organizzazioni razziste, terroristiche e settarie con particolare riferimento al partito Baath del deposto regime.

Libertà di stampa e di pensiero

Importante rilievo assumono la libertà di stampa e i diritti di espressione e di partecipazione a organizzazioni e partiti politici. Il 25 per cento dei seggi in Parlamento è riservato alle donne. Nonostante il timore di attacchi e attentati, si attende un’alta partecipazione. A favore della bozza costituzionale sono sciiti e curdi. Contrari i sunniti, secondo i quali il federalismo consegnerebbe il sud agli sciiti e il Nord ai curdi, le due zone ricche di petrolio. Un accordo in extremis è stato tuttavia raggiunto con il Partito islamico, la principale formazione politica sunnita.

Verso Parlamento e governo definitivi

In cambio di alcune modifiche, da apportare dopo l’eventuale approvazione della Costituzione, il partito sunnita ha invitato i propri elettori a votare “sì”. Dopo il voto di domani, il calendario della definitiva democratizzazione dell’Iraq, fissato dalla risoluzione ONU 1546, prevede la formazione di un Parlamento e di un governo definitivi. Nel 2006, attuati i principi delineati dal Consiglio di Sicurezza, potrebbe delinearsi un disimpegno delle truppe straniere presenti nel Paese.

Intervista con arcivescovo di Kirkuk, mons. Sako

Il testo costituzionale, che prevede un modello federale, afferma che l’Iraq è uno Stato indipendente e sovrano con un sistema di governo repubblicano e parlamentare. Su questo passo ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco, l’arcivescovo di Kirkuk, mons. Louis Sako:

R. – Questo passo non è diverso rispetto a quello della passata Costituzione, perché anche prima l’Iraq era definito una Repubblica. La cosa veramente importante dovrebbe essere il nuovo indirizzo democratico e parlamentare. Il superamento del sistema totalitaristico è l’aspetto nuovo: non c’è più una sola persona che guida l’intero Paese.

L’Islam e l’Iraq

D. – L’Islam secondo il testo è la religione ufficiale di Stato ed è una fonte principale per la legislazione. Nessuna legge può essere approvata se contraddice i principi fissati dalle regole islamiche. Questo articolo della Costituzione rimane uno di quelli più controversi…

R. – Questo articolo costituisce un problema anche per noi cristiani. E’ una contraddizione legare democrazia e legge islamica. Si tratta, infatti, di due cose diverse: o l’Iraq è un Paese democratico o è uno Stato confessionale, dove potrebbe imporsi la legge islamica.

Il petrolio e il futuro dell’Iraq

D. – Il petrolio è di proprietà di tutto il popolo iracheno. Questo passo della Costituzione costituisce una novità che potrebbe assicurare finalmente uno sviluppo equo in tutto il Paese?

R. – Questo è un elemento positivo. Prima, tutto era concentrato nella capitale. Adesso c’è una ripartizione del petrolio tra tutte le comunità. Questo aiuterà certamente le province a svilupparsi.

Dialogo tra varie realtà del Paese

D. – Il principale partito sunnita ha aderito al progetto costituzionale dopo un accordo con sciiti e curdi, che prevede la possibilità di modificare la Costituzione dopo quattro mesi dall’eventuale approvazione. Sunniti, sciiti e curdi stanno trovando un nuovo dialogo?

R. – Stanno cercando un nuovo dialogo, ma non c’è nessuna certezza. Nessuno può dire cosa succederà dopo quattro mesi. Non possiamo certo saperlo; niente è sicuro. Per me, come cristiano, sarebbe importante avere la possibilità di fare alcune modifiche per i diritti dei cristiani nel nuovo Iraq. Ci sono tante lacune nella Costituzione.

Testo della Costituzione: modifiche da apportare

D. – Eccellenza, secondo lei, quali dovrebbero essere i cambiamenti più urgenti da apportare a questo testo?

R, – Per me sarebbe importante eliminare il vincolo giuridico alla religione islamica nel testo. Sarebbe necessario, infatti, creare una società civile basata sui diritti umani, in cui ciascuno sia libero di credere e professare la propria fede: la religione è nella coscienza e nel cuore della persona. Non abbiamo oggi più bisogno di dire che una fede è la religione di Stato e le altre sono tollerate.

Comunità cristiana e nuova Costituzione

D. – Gli iracheni conoscono questa Costituzione? Qual è il giudizio su questo testo da parte della comunità cristiana?

R. – Quasi tutti non sono contenti. Non c’è stata una campagna di informazione per far conoscere la nuova Costituzione, il testo non è stato distribuito in tutte le città: noi, qui a Kirkuk non l’abbiamo. Io ho trovato il testo su Internet.

Un passo verso un futuro democratico

D. – Eccellenza, il referendum, indipendentemente dal risultato, è comunque un passo verso il futuro democratico del popolo iracheno?

R. – Sì, ci sono delle cose positive. Ma si sente anche che questi aspetti positivi e nuovi sono un po’ bloccati dalle spinte conservatrici.

Foto:

By DVIDSHUB (Proud Iraqi Women Vote in Nasiriyah) [CC BY 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/2.0)], via Wikimedia Commons

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