Iraq: rilasciati ostaggi italiani

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Una notizia attesa da molto tempo giunge dall’Iraq, dove sono stati rilasciati i tre ostaggi italiani, tutti trovati in buone condizioni di salute. La notizia è stata data inizialmente dalla televisione polacca e successivamente confermata anche dal governo italiano. Circa un’ora fa i tre italiani, Maurizio Agliana, Umberto Cupertino e Salvatore Stefio e il polacco Jerzy Kos sono stati rilasciati nei pressi di Baghdad dalle forze della coalizione e si stanno ora recando all’aeroporto; il loro rientro in patria è previsto nelle prossime ore.

Sta per essere votata nuova risoluzione dell’Onu sull’Iraq

Ed un’altra importante svolta è attesa nelle prossime ore nel Paese arabo, anche oggi teatro di diversi episodi di violenza: il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si appresta infatti a votare la quarta bozza di risoluzione dell’Onu che presenta alcune importanti novità. Tra queste, il riconoscimento della piena sovranità al governo ad interim iracheno, lo stretto coordinamento tra la forza multinazionale e le autorità locali e la prevista consultazione delle forze della coalizione con l’esecutivo di Baghdad sulle principali azioni militari nel Paese arabo. Sulla proposta presentata da Stati Uniti e Gran Bretagna, Amedeo Lomonaco:

I ministri degli Esteri della Francia e della Germania hanno annunciato che i loro Paesi sosterranno la risoluzione dell’Onu sull’Iraq. Il ministro francese ha anche precisato che il voto al progetto è imminente anche se non sono state accolte alcune richieste di Parigi, tra le quali la concessione del potere di veto al governo iracheno sulle operazioni militari americane. Il presidente russo, Vladimir Putin, secondo il quale il negoziato in corso si concluderà con un risultato positivo, ha inoltre sottolineato che, dopo la presentazione della quarta versione della bozza, la nuova proposta presenta miglioramenti e modifiche sostanziali.

Verso un Iraq federale

Tra queste si deve rimarcare il manifesto apprezzamento al governo di Baghdad per l’impegno volto a costruire un Iraq federale, democratico, pluralista e unificato, nel quale ci sia pieno rispetto per i diritti politici e umani. In questo complesso di principi e pianificazioni che dunque sembra assumere contorni sempre più precisi, le Nazioni Unite attendono ora “una chiara definizione” del ruolo che avranno nel Paese arabo, indicazioni precise sulla sicurezza del loro personale e “risorse adeguate” per accompagnare il cammino delle nuove istituzioni irachene. Sul terreno la situazione rimane incandescente e anche oggi il Paese appare come una mappa dell’orrore segnata dall’ormai consueto e tragico alternarsi di odio e violenze.

Ancora autobombe

Almeno 15 persone sono morte per l’esplosione di due autobombe a Baquba e a Mosul ed un soldato americano è stato ucciso ad ovest di Baghdad. Altre vittime si segnalano ad Al Suwayrah, a sud della capitale, dove 6 soldati della coalizione, tre slovacchi, due polacchi e un lettone, sono rimasti uccisi durante un’operazione di sminamento. Il primo ministro iracheno, Iyad Allawi, ha infine annunciato che è stato raggiunto un accordo per lo smantellamento delle milizie armate all’inizio del 2005. Ma tale accordo  è stato rifiutato dal leader radicale sciita, Moktada Al Sadr, le cui milizie non intendono ritirarsi da Najaf fino a quando, in Iraq, non ci sarà un governo eletto democraticamente.

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