Iraq: angoscia per ostaggio filippino

© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

In Iraq sono ore di angoscia per l’ostaggio filippino, recentemente sequestrato da un gruppo di guerriglieri. L’emittente araba al Jazeera ha trasmesso, infatti, un video nel quale i rapitori hanno chiesto al governo di Manila di ritirare entro domenica le proprie truppe dal Paese arabo. Ma l’appello è stato respinto dalle Filippine. Ce ne parla Amedeo Lomonaco:

Il governo di Manila ha reso noto che non anticiperà il ritiro dei propri soldati. Un portavoce della presidente Gloria Arroyo ha dichiarato, infatti, che i 51 componenti del contingente filippino saranno rimpatriati dall’Iraq, al termine del mandato, il prossimo 20 agosto e “certamente” non entro domenica, come richiesto invece dai sequestratori per non decapitare l’ostaggio. Il governo della Bulgaria ha inoltre dichiarato che i due cittadini bulgari, rapiti da un gruppo di estremisti, sono ancora vivi. All’apprensione per la sorte degli ostaggi si deve aggiungere anche l’ormai quotidiano dramma della violenza: a Baquba, città a nord Baghdad, due attentati compiuti da integralisti islamici hanno provocato la morte di almeno cinque persone.

A Baghdad morto bambino per colpi di mortaio

Un bambino iracheno di 6 anni è rimasto ucciso in seguito ad un attacco a colpi di mortaio perpetrato ieri sera, nel centro di Baghdad. E un gasdotto è stato danneggiato dall’esplosione di un ordigno nei pressi di Kirkuk. Intanto una nuova, grave polemica sull’Iraq sconvolge in queste ore gli Stati Uniti. Un rapporto pubblicato ieri dalla Commissione del Senato americano critica duramente i servizi segreti statunitensi: le analisi errate sulla presenza di armi chimiche, biologiche e nucleari in Iraq – si legge nel testo – hanno giustificato la campagna militare contro il regime di Baghdad. Ma il documento assolve la Casa Bianca dall’accusa di aver esercitato pressioni affinché l’intelligence confermasse le proprie argomentazioni a sostegno dell’invasione del Paese arabo.

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