Iraq: ancora orrori tra minacce e decapitazioni

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Hit, Al Anbar, Iraq (July 22, 2005)--Marines with Company "K", 3rd Battalion, 25th Marine Regiment and soldiers with Iraq Intervention Force patrol the streets. (Official USMC Photo by Corporal Ken Melton)

© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

In Iraq continua a non spezzarsi il drammatico intreccio di minacce e violenze. Dopo la decapitazione di uno dei due cittadini bulgari sequestrati dalla guerriglia, il terrorista giordano Al Zarqawi ha chiesto, in cambio del rilascio dell’altro ostaggio, la liberazione “delle prigioniere” detenute dalle forze statunitensi nel Paese arabo. Sul terreno si deve registrare, inoltre, un’ennesima ondata di violenze. Ce ne parla Amedeo Lomonaco:

Almeno dieci persone sono morte, questa mattina, in seguito ad un lancio di razzi contro il principale commissariato di Haditha, cittadina a nord-ovest di Baghdad. Quasi contemporaneamente, tre attentatori sono deceduti a Kerbala per l’esplosione di una bomba nei pressi di una base militare dove sono di stanza truppe bulgare. Quattro membri della stessa famiglia, tra i quali tre bambini, sono stati uccisi, inoltre, da un ordigno lanciato contro la loro casa a Kirkuk, città dove il sabotaggio dell’oleodotto che collega l’Iraq alla Turchia ha provocato, stamani, l’interruzione delle esportazioni di greggio. In questa drammatica spirale di odio si deve anche aggiungere l’agguato costato la vita, ieri, al governatore di Mosul, Yussof Kashmula, raggiunto da colpi di arma da fuoco mentre si trovava in viaggio verso Baghdad.

Manifestazione contro il terrorismo

Nel Paese, dove più di mille persone sono scese in piazza nella capitale per manifestare contro il terrorismo e chiedere la condanna a morte per Saddam Hussein, proseguono intanto le operazioni della polizia: il premier iracheno, Iyad Allawi, ha dichiarato che, questa settimana, sono stati arrestati importanti membri della rete di Al Qaeda.  Allawi ha aggiunto che i detenuti hanno iniziato a collaborare pienamente con gli investigatori. Una società saudita ha annunciato, infine, di essere pronta a lasciare il Paese, come richiesto da un gruppo di rapitori, per salvare la vita del proprio dipendente egiziano preso in ostaggio la scorsa settimana.

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