Timori in Europa per la riapertura dei mercati

© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

C’è grande preoccupazione in Europa per la riapertura domani dei mercati. Si teme in particolare per la Spagna, dopo il pacchetto di aiuti di 100 miliardi varati per salvare le banche del Paese. C’è paura anche per il rischio di contagio in Italia. E ieri migliaia di persone sono scese in piazza, in Spagna, per manifestare contro i tagli e le misure di austerità adottate dal governo di Madrid. Si tratta di proteste alimentate da un senso di inquietudine crescente, come sottolinea un imprenditore spagnolo. L’intervista è di Amedeo Lomonaco:

 

R. – “Penso che questa sia una ennesima cattiva gestione della situazione. La Spagna non è Belfast, questo non è l’Ulster… Semplicemente c’è della gente che è molto arrabbiata, soprattutto perché le tante proposte di soluzione che la classe politica sta proponendo, non fanno altro che mettere la gente in ginocchio. Gli ultimi provvedimenti del governo di Madrid sono stati quelli di alzare l’Iva e togliere la tredicesima a tutti i funzionari spagnoli”.

Disinformazione

“E’ ovvio che la gente si arrabbi! A tutto questo aggiungiamo che abbiamo una quantità tale d’informazione che alla fine siamo disinformati. Si raccontano un sacco di storie a pezzetti. Ma praticamente non esistono le persone, le istituzioni o i mezzi di comunicazione che sappiano fare un riassunto intellettuale. Non si spiega alla gente cosa stia accadendo e, soprattutto, cosa si deve fare. Il governo spagnolo, invece di dire che vuole far aumentare l’Iva e levare la tredicesima – che è un modo indiretto per dire che è andato in rovina – potrebbe dire direttamente alla gente che il Paese è in default. Dovrebbe dire che devono essere fatte delle cose, che dobbiamo metterci tutti insieme e andare avanti”.

Ira popolare

“Poi per quanto riguarda la cattiva gestione, c’è gente che manifesta. I politici e il governo spagnolo, per una ragione o l’altra, hanno deciso che i manifestanti non devono avvicinarsi al parlamento spagnolo. Devono rimanere ad un chilometro di distanza dal parlamento spagnolo. Questo cosa significa? Che la Polizia fa i blocchi stradali? E perché? Perché ci sono 2-3 mila persone che ogni giorno si vogliono lamentare della situazione, cosa che è accaduta sempre e non è mai successo niente per questo! Se a questo aggiungiamo che si blocca il centro di Madrid per evitare che questa gente si rechi là, ecco che arriva il fotografo fa la foto e sembra che siamo in una città presa dall’ira popolare. Questa non è la realtà! Questo non rispecchia la realtà: questa è una cattiva gestione di questa situazione”.

Paese sull’orlo della bancarotta

D. – In questi giorni si susseguono analisi, anche previsioni sulla situazione economica in Spagna e si parla di un Paese sull’orlo della bancarotta: come imprenditore, come affronta questi momenti così difficili?

R. – La situazione non è complicata, è complicatissima. Concretamene in Spagna siamo passati, in meno di due anni, da una situazione in cui sembrava che tutto andasse bene al crollo più assoluto. Dal mio punto di vista la Spagna, in questo momento, è rovinata! Non ha più un discorso economico che può reggere per conto suo: siamo tutti in balia di quello che sta succedendo a Bruxelles, perché ormai il governo spagnolo non ha più la possibilità di agire per sé. Finora, le soluzioni che si sono date al problema Europa e concretamente al problema Spagna non sono sufficienti per gli speculatori: gli speculatori, vedendo che non ci sono soluzioni e risposte specifiche e concrete né in Spagna né in Europa, continuano a tenerci in questa situazione di assoluto blocco economico. Se il sistema capitalista è basato sul consumo, il problema fondamentale è che proprio il consumo sta sparendo, perché con tutte queste proposte di aumento dell’Iva, di aumento delle tasse purtroppo si incide proprio sul consumo, che è la vera matrice di questo sistema economico.

Calo dei consumi

D. – Lei, come imprenditore, da questo punto di vista è un osservatore speciale proprio sui consumi: vede un calo, un ‘precipizio’ da questo punto di vista?

R. – “Purtroppo sì! Purtroppo sì e in un modo veramente agghiacciante: la novità di tutta questa crisi, dal mio punto di vista, è che le cose accadono ad una velocità tale che non abbiamo neanche il tempo per sbagliare troppo…. Le cose accadono ad una velocità tale in cui, quasi quasi, siamo spettatori di noi stessi. Questa è una cosa che si aggiunge dal mio punto vista al fatto che il “Progetto Europa” è stato non ben progettato e che il “Progetto Spagna” ha purtroppo fallito: dopo la transizione, dopo la morte di Franco abbiamo avuto tutti questi anni di sviluppo, di aggiornamento economico rispetto all’Europa”.

Depressione anche psicologica

“Ha fallito in due cose essenziali: una è la classe politica che – dal mio punto di vista non solo quella spagnola, ma anche quella europea – è sicuramente non preparata e se a questo aggiungiamo che il risultato di tutto questo è una gestione pessima di tutta la questione economica in tutta Europa e anche in Spagna, abbiamo questo risultato. Soprattutto abbiamo questa sensazione sociale di incertezza generale: non siamo in crisi, siamo in depressione economica. Una crisi si può affrontare, mentre in una depressione economica la gente è bloccata perché vede che non ci sono persone, attitudini e soluzioni che portano avanti. E’ tutto un continuo dire “c’è questo problema, ma non sappiamo come affrontarlo!”. Il messaggio che arriva alla gente è questo ed è quindi normale andare in depressione non solo economica, ma anche psicologica”.

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