Giovanni XXIII e la “mirabile ascensione” di Gagarin

© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Sono passati 50 anni dal primo volo dell’uomo nello spazio. A compierlo è stato nel 1961 il cosmonauta russo, Yuri Gagarin, che superò l’allora invalicabile barriera dello spazio oltre l’atmosfera. Un’impresa che anche Papa Giovanni XXIII seguì con emozione. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

E’ il 12 aprile del 1961. Sono le 6.50, ora di Mosca, e il 27.enne Yuri Gagarin si sistema sulla navicella Vostok che alle 9.07 parte per una storica missione. La capsula russa compie un’intera orbita ellittica intorno alla terra ed il cosmonauta, il primo uomo nello spazio, alle 10.55 tocca di nuovo il suolo terrestre. Questo il documento sonoro su quella straordinaria impresa, trasmesso dalla Radio di Mosca dopo il ritorno di Gagarin dallo spazio, con le ultime parole pronunciate proprio dal pilota russo che annuncia di essere appena partito:

Per la prima volta un uomo può ammirare la Terra dallo spazio. Le prime parole pronunciate dal cosmonauta russo, morto sette anni dopo quell’impresa, sono dedicate allo straordinario panorama visto dall’oblò della sua navicella: “La Terra – esclama Gagarin dallo spazio – è blu, è bellissima, è incredibile!”.

Yuri Gagarin

Giovanni XXIII e le imprese spaziali

Dopo quella prima missione spaziale, sono stati diversi i voli compiuti, nell’arco di pochi mesi, da astronauti statunitensi e cosmonauti russi. Papa Giovanni XXIII parlò pubblicamente di quelle “imprese spaziali” in un radiomessaggio rivolto ai fedeli di tutto il mondo domenica 12 agosto del 1962:

“I popoli, e in particolare le giovani generazioni, seguono con entusiasmo gli sviluppi delle mirabili ascensioni e navigazioni spaziali. Oh! come vorremmo che queste intraprese assumessero significato di omaggio reso a Dio creatore e legislatore supremo. Questi storici avvenimenti come saranno segnati negli annali della conoscenza scientifica del cosmo, così possano divenire espressione di vero e pacifico progresso, a solido fondamento della umana fraternità”.

Il pensiero di Joseph Ratzinger su quel primo volo

Su quel primo volo di un uomo nello spazio si è soffermato, il 13 marzo del 2000, anche l’allora cardinale Joseph Ratzinger, nel suo intervento nel corso della “Settimana della fede” promossa dall’arcidiocesi di Palermo. In quell’occasione, il cardinale Ratzinger ha ricordato che Juri Gagarin, ritornando dal suo viaggio nello spazio, aveva asserito “di non aver visto alcun dio”. “Anche per l’ateo meno provveduto – osservò allora il futuro Pontefice – era ovvio che una simile affermazione non poteva costituire un argomento convincente contro l’esistenza di Dio”. “Che Dio non si possa toccare con le mani od osservare con il telescopio, che non abiti sulla luna, su Saturno, su qualche pianeta o nelle stelle – concluse il cardinale Ratzinger – lo si sapeva già, prima che ce lo dicesse Gagarin, a prescindere dal fatto che questo viaggio nello spazio, pur rimanendo un’impresa straordinaria, se riferito ai parametri dell’Universo, può venir considerato tutt’al più una breve passeggiata fuori della porta di casa”.

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