Card. Parolin: non vengano mai meno solidarietà e attenzione agli altri

© Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews Diplomazia della Chiesa, l’imminente incontro tra il Papa e Putin ed il fenomeno delle migrazioni. Sono alcune delle tematiche affrontate dal Segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, intervenendo alla festa di Avvenire in Basilicata.

“La diplomazia della Santa Sede con Papa Francesco”. Su questo tema si è soffermato, lo scorso 29 giugno a Potenza, il segretario di Stato cardinale Pietro Parolin, durante la serata finale della Festa del giornale “Avvenire”, promossa dalla Conferenza episcopale della Basilicata e dall’Associazione Giovane Europa. Rispondendo alle domande poste dal direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, il porporato ha ricordato che “le finalità della diplomazia della Santa Sede si sintetizzano nella ricerca e nella promozione della pace”. Il dialogo è stato pubblicato oggi dal quotidiano cattolico.

Papa Francesco e diplomazia della Chiesa

Il cardinale Parolin ha sottolineato che “Papa Francesco si inserisce nel solco della diplomazia della Chiesa con tre caratteristiche peculiari”. Innanzitutto, il Pontefice “invita a non considerare i problemi in astratto, ma nella concretezza, avendo sempre di fronte i volti delle persone: bambini, anziani, emarginati, vittime della violenza”. La seconda caratteristica, ha aggiunto il Segretario di Stato, è quella legata alle periferie. “Prima c’era una visione prevalentemente eurocentrica, il Papa cerca di introdurre una prospettiva diversa. Sono le periferie che aiutano il centro a capire la realtà del mondo di oggi”. “La terza caratteristica – ha spiegato il cardinale Parolin – è quella della pro-attività: non limitarsi a reagire alle crisi, ma cercare di prevenirle e di essere presenti, tenendo conto dei modesti mezzi a nostra disposizione”.

Il rapporto del Papa con i nunzi

Il cardinale Parolin ha poi ricordato l’incontro, lo scorso 13 giugno, di Papa Francesco con i nunzi. “La diplomazia vaticana – ha detto il porporato – cerca di essere una diplomazia del Vangelo”. “Il Papa crede che si tratta di uno strumento utile per la missione della Chiesa”. “Il Papa, quasi come un atto d’amore, ha voluto mettere in guardia da quelle debolezze” che possono rendere meno efficace il compito dei nunzi.

La gioia di sentirci amati dal Signore

Il direttore di Avvenire ha anche chiesto al cardinale Parolin quali siano stati i momenti più belli e quali i più critici a fianco del Papa. Il porporato ha risposto sottolineando che “non sono stati anni tranquilli”. “Penso alle tensioni legate alla spinta riformatrice impressa dal Pontefice o alle critiche suscitate dall’accordo con la Cina. In questo contesto quello che mi ha sempre colpito è l’atteggiamento di serenità di Papa Francesco. Il Papa può essere preoccupato per i problemi, ma poi li affronta sempre con una grande pace interiore”. “Mi impressiona – ha aggiunto il cardinale Parolin – la sua insistenza sulla gioia che oserei definire quasi una cifra del suo pontificato e che si può applicare ovviamente anche nell’ambito della diplomazia: nessuno può toglierci la gioia profonda di sentirci amati dal Signore, che conduce la storia al di sopra delle tante agitazioni degli uomini”.

La Chiesa e la Cina

Durante il colloquio, è stato anche ricordato lo storico accordo con la Cina per le nomine dei vescovi. Il primo risultato positivo, ha sottolineato il Segretario di Stato, “è che ora tutti i vescovi cinesi sono in comunione col Papa”. “Due di loro, per la prima volta, hanno partecipato al Sinodo sui giovani dell’ottobre scorso. Ora si incomincia a tradurre questo accordo nella realtà. Attraverso il meccanismo da esso previsto si stanno cercando candidati per le nomine nelle parecchie diocesi vacanti”. “Il principio che ci guida – ha osservato il cardinale Parolin – è che i fedeli cinesi siano buoni cittadini e buoni cattolici, e quindi siano rispettosi delle leggi ma nello stesso tempo non siano impediti nel vivere in pienezza la loro fede cattolica che comporta la comunione effettiva col Papa. Non mancheranno momenti difficili, ma si è creata una certa fiducia reciproca che possiamo capitalizzare per affrontare i problemi futuri”. “Speriamo che questo accordo sia un piccolo seme che possa germogliare e dare frutti”.

Incontro tra Papa Francesco e Putin

Durante il colloquio si è poi fatto riferimento all’udienza del prossimo 4 luglio, quando Papa Francesco riceverà il Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin. “Il Presidente della Russia – ha detto il cardinale Parolin – si considera uomo religioso, e penso quindi che egli riconosca nel Papa l’incarnazione di valori che ritiene importanti nella sua vita. Poi c’è l’attenzione della Russia a temi quali la tutela dei cristiani nel Medio Oriente e la crisi dei valori cristiani nelle società occidentali. L’incontro sarà occasione per affrontare questioni che preoccupano la Santa Sede, come la situazione in Siria e il conflitto nella regione orientale dell’Ucraina”.

Dialogo unica via per israeliani e palestinesi

Il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, ha inoltre ricordato che i vescovi cattolici di Terra Santa hanno recentemente dichiarato di ritenere ormai “vuota retorica” la formula “due popoli-due Stati”. “Noi riteniamo a livello di principio, ha affermato il segretario di Stato – ancora valida la formula dei due Stati con i confini definiti in maniera comune e internazionalmente riconosciuta in base alle risoluzioni delle Nazioni Unite. Ma è vero che tale formula incontra sempre più scetticismo nell’opinione pubblica. E quindi ci sono molti dubbi sulla sua viabilità”. “Noi riteniamo – ha aggiunto – che l’unica strada sia quella del dialogo diretto tra israeliani e palestinesi. Esso potrà essere riavviato solo a condizione di un minimo di fiducia reciproca che oggi invece manca”.

Dialogo con l’islam

Il cardinale Parolin si è quindi soffermato sul rapporto tra cristiani e musulmani. Ha sottolineato, in particolare, che il documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune , firmato ad Abu Dhabi da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, “è una tappa molto importante nel dialogo con l’islam”. “Un concetto rilevante che si trova nel testo – ha detto il porporato – è quello della cittadinanza: tutti gli abitanti di un Paese sono cittadini con gli stessi diritti e doveri prima di ogni distinzione religiosa. È interessante che questo Documento in alcuni Paesi islamici è già entrato nei curriculum di studio nelle scuole e nelle università. È un buon segnale. Per altri cambiamenti bisogna aspettare una necessaria, lenta maturazione”.

Viaggi apostolici e la scelta dei Paesi da visitare

Il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, ha chiesto inoltre al cardinale Parolin quali siano i criteri seguiti da Papa per scegliere i Paesi da visitare. “Per capirlo – ha risposto il porporato – basta scorrere l’elenco dei Paesi toccati dalle visite apostoliche di quest’anno”. “C’è il criterio del dialogo interreligioso testimoniato dai viaggi in Paesi islamici come Marocco ed Emirati. Poi quello ecumenico, con le visite in nazioni ortodosse come Bulgaria, Macedonia del Nord e Romania”. “Il prossimo viaggio in Africa – ha ricordato poi il porporato – sottolinea un terzo criterio: l’attenzione alle comunità cristiane più periferiche e sofferenti, da confortare e incoraggiare. In questa prospettiva si collocano le auspicate visite in Sud Sudan e in Iraq. Visite che manifestano un altro criterio – la preoccupazione per la pace – testimoniato anche dal viaggio allo studio in Giappone con una attenzione particolare per il disarmo atomico”.

Solidarietà e attenzione ai bisogni altrui

Marco Tarquinio ha poi ricordato che il segretario di Stato è “originario di terre in cui la Lega ha oggi più o meno gli stessi voti che nella prima repubblica prendeva la Democrazia cristiana”. “Non entro in merito alle scelte elettorali della gente della mia regione. L’unica mia preoccupazione – ha affermato il cardinale Parolin – è che non vengano meno quei principi di solidarietà e attenzione ai bisogni altrui che hanno sempre caratterizzato le popolazioni venete”. “Pensiamo al cattolicesimo sociale che in Veneto e Lombardia si è incarnato in opere a favore dei più poveri e più vulnerabili. I tempi cambiano, e cambiano anche le categorie dei poveri. Ma questa dimensione di apertura e di solidarietà non può cambiare. Ho paura che questo possa accadere e mi auguro che non sia così”.

Europa e migrazioni

Al centro del colloquio anche la “questione epocale che si trova ad affrontare l’Europa”: quella delle migrazioni. Come conciliare, ha chiesto Marco Tarquinio, il dovere morale dell’accoglienza con la virtù politica della prudenza? “La Chiesa – ha risposto il cardinale Parolin – deve ricordare le esigenze del Vangelo, i laici devono avere l’autonomia sulle scelte che spettano alla politica. Ma queste ultime devono essere rispettose della persona umana, della sua dignità e dei suoi diritti. Purtroppo su questi temi ci si divide, e le divisioni non portano alle soluzioni migliori. Mi permetto di invitare ad affrontare insieme questi fenomeni, ad essere costruttivi evitando l’esasperazione dei toni, che non serve”. “La comunità mondiale ha cercato di dare delle risposte concrete con il Global Compact. La collaborazione internazionale è un metodo indispensabile”.

Sinodo sull’Amazzonia

Il cardinale Parolin si è anche soffermato sul Sinodo sull’Amazzonia, in programma dal 6 al 27 ottobre. “Qualcuno – ha detto il Segretario di Stato – ha manifestato preoccupazione sulla natura politica di questa assise in riferimento alla sovranità sull’Amazzonia. Da parte della Santa Sede è stato ribadito il carattere ecclesiale e pastorale dell’evento. Ciò tuttavia non significa ignorare la realtà concreta, i problemi che vivono le popolazioni di quella regione e il fatto che l’Amazzonia è anche un bene dell’umanità e come tale va preservato”.

Situazione in Venezuela

Il cardinale Parolin, riferendosi alla situazione in Venezuela, ha infine sottolineato che “dalle notizie provenienti da fonti attendibili emerge il quadro di un dramma che continua e si approfondisce, nell’incapacità di trovare risposte efficaci che invertano la tendenza”. “A mio parere – ha concluso – la soluzione deve essere essenzialmente politica. Ci sono diverse proposte sul tavolo – penso ad esempio ai negoziati patrocinati dalla Norvegia – ma hanno bisogno di saggezza, di coraggio e di volontà di cercare il vero bene della popolazione da parte degli attori coinvolti. La Santa Sede non cessa di accompagnare il Paese appoggiando tutte le iniziative capaci di favorire sviluppi positivi”.

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