Ennesima strage in Iraq: autobomba a Baghdad

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Ennesima strage in Iraq. Un’autobomba è esplosa questa mattina, a Baghdad, provocando la morte di almeno 10 persone ed oltre 40 feriti. Il premier iracheno Iyad Allawi, commentando questo nuovo episodio di violenza, ha affermato che l’azione terroristica potrebbe essere una risposta dei guerriglieri alla recente campagna di arresti a Baghdad. Nell’ambito di operazioni condotte dalla polizia è stato catturato questa mattina, nella capitale, un ex alto ufficiale dei servizi segreti di Saddam Hussein insieme ad altre quindici persone. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 L’attentato, compiuto nel giorno del 46.mo anniversario della caduta della monarchia in Iraq, è il più grave da quando, lo scorso 28 giugno, è stato ufficializzato il passaggio di poteri al governo di Baghdad. La deflagrazione è avvenuta davanti all’ingresso della cosiddetta “Zona Verde”, l’area della capitale che ospita la sede del comando delle forze statunitensi e del governo provvisorio iracheno. In questo scenario dominato dall’odio si deve purtroppo aggiungere che ieri è stato decapitato uno dei due ostaggi bulgari, il trentenne Gheorghi Lazov.

Video dell’esecuzione

La drammatica notizia è stata diffusa dalla televisione del Qatar, al Jazeera, che ha ricevuto il video dell’esecuzione. Nel filmato, non trasmesso dall’emittente araba, i sequestratori hanno anche minacciato di uccidere il secondo ostaggio bulgaro se non saranno rilasciati prigionieri iracheni entro 24 ore. Poco dopo la conferma dell’assassinio del cittadino bulgaro da parte del governo di Sofia, che ha dichiarato di non voler ritirare il proprio contingente dall’Iraq prima del termine prefissato, l’esecutivo di Manila ha iniziato, invece, a rimpatriare le sue truppe per ottenere il rilascio del camionista filippino.

Critiche dagli Usa per la decisione delle Filippine

La decisione delle Filippine è stata criticata dall’amministrazione americana che considera il rimpatrio anticipato del contingente inviato da Manilia, inizialmente fissato per il prossimo 20 agosto, un “messaggio sbagliato inviato ai terroristi”. E’ stato da poco pubblicato, infine, il rapporto Butler sul lavoro svolto dai servizi segreti britannici prima della guerra in Iraq. Tre i passi centrali del testo: i dossier dell’intelligence utilizzati per giustificare l’intervento bellico erano “severamente viziati”; il premier inglese, Tony Blair, non è responsabile per gli errori commessi dai servizi segreti e l’Iraq non era probabilmente in possesso di armi di distruzione di massa al momento dello scoppio del conflitto.

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