© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Siccità e mancanza d’acqua potabile. Sono queste le attuali, principali criticità nella  parte nord occidentale del Bangladesh. L’acqua scarseggia in almeno una decina di distretti, dove vivono oltre 5,5 milioni di persone. Gli abitanti di diversi villaggi sono costretti a percorrere, ogni giorno, vari chilometri a piedi per trovare pozzi o fontane. Su questa emergenza, Amedeo Lomonaco ha intervistato, padre Alfio Coni, saveriano, per oltre 35 anni missionario nel Paese asiatico:

 

R. – Adesso sta iniziando il caldo forte e quindi il problema dell’acqua si acuisce ulteriormente. È una stagione secca. Bisognerebbe trovare delle soluzioni per impiegare mezzi tecnici più aggiornati.

D. – Gli agricoltori locali, in particolare, lamentano il fatto che gli strumenti utilizzati sono poco profondi per irrigare i terreni quindi questo porta a consumare facilmente l’acqua in superfice e poi il resto è tutta acqua difficilmente reperibile …

R. – Questo è vero. I mezzi che hanno i contadini sono molto scarsi. Bisognerebbe andare in profondità. Però le falde acquifere stanno sprofondando sempre di più. L’altra questione è quella della salinizzazione del terreno, perché un po’ alla volta l’acqua risale dai fiumi, però è già inquinata dall’acqua del mare.

Acqua potabile non sempre disponibile

D. – Molti abitanti di vari villaggi sono costretti a fare diversi chilometri a piedi pur di trovare dell’acqua potabile …

R. – Per quanto riguarda l’acqua potabile bisogna tener presente che ci sono delle falde inquinate da arsenico. Poi ovviamente a lungo andare si sviluppano le malattie legate a questo. Nello stesso tempo l’acqua potabile non è più reperibile come prima a due o tre metri o a quattro o cinque di profondità. Bisogna andare molto, molto più giù. Queste sono tecniche che costano. Bisogna mettere pozzi che arrivano anche a duecento, trecento metri di profondità.

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