Elezioni in Turchia: trionfo per il partito di Erdogan

© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

In Turchia il Partito giustizia e sviluppo (Akp) del presidente Recep Tayyip Erdogan ha conquistato la maggioranza assoluta – 315 seggi su 550 – alle elezioni politiche anticipate di questa domenica. Alta l’affluenza, con oltre l’86% degli elettori che si sono recati ai seggi. Un voto – ha detto il presidente turco – che dimostra come la nazione abbia scelto di “proteggere il clima di stabilità e di fiducia”. Nel sud del Paese scontri tra polizia e manifestanti curdi. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

E’ netta l’affermazione del presidente Erdogan. Il suo partito, dopo 5 mesi, ha riconquistato la maggioranza assoluta e può governare da solo. Ma non è una vittoria sufficiente per poter cambiare la costituzione dal sistema parlamentare a quello presidenziale, come caldeggiato dal capo di Stato. Per modificare la Costituzione sono infatti necessari 330 seggi. Tra le sorprese il calo della minoranza curda: il Partito dei popoli democratici (Hdp), che però non ha potuto fare campagna elettorale, ha ottenuto solo l’11% dei voti perdendo oltre 20 seggi in Parlamento.

Erdogan

Denunciati brogli

Si registrano anche forti polemiche su presunti brogli. Secondo alcune fonti di stampa, vicine all’opposizione, persistono forti discrepanze tra i dati ufficiali e quelli arrivati dai singoli seggi. E sul terreno resta alta la tensione. Un’autobomba è esplosa ieri sera a Nusabyn, città curda nel sud del Paese vicino al confine con la Siria. Nella stessa regione, nella città di Diyarbakir, sono scoppiati scontri tra polizia e manifestanti curdi.

Sull’esito delle elezioni in Turchia, Amedeo Lomonaco ha raccolto il commento di Valeria Talbot, responsabile del programma per il Mediterraneo e il Medio Oriente dell’Ispi:

 

R. – Il risultato ci ha sorpreso perché alla vigilia delle elezioni, secondo i sondaggi e secondo molti esperti, avrebbe dovuto riprodursi una fotografia simile a quella del risultato elettorale del 7 giugno. Così non è stato: l’Akp ha avuto la maggioranza assoluta e questo significa un futuro di stabilità di governo per la Turchia. Stabilità molto importante in una fase critica per il Paese, sia sul piano interno sia a livello regionale. Sul piano interno si è assistito, negli ultimi mesi, a gravi attentati terroristici, ad una forte polarizzazione del clima politico e dello scontro, ad una ripresa della lotta da parte del governo nei confronti del Pkk. Sul piano regionale, è sotto gli occhi di tutti il deterioramento del contesto siriano, l’intervento militare della Turchia sia contro il sedicente Stato Islamico sia contro le basi del Pkk tanto in Siria quanto in Iraq.

Il Partito curdo oltre la soglia del 10%

D. – Quale è stato l’esito di questo voto per il partito della minoranza curda?

R. – Il partito curdo, che nelle scorse elezioni si era rivelato come l’ago della bilancia della tornata elettorale, è riuscito anche questa volta a superare la soglia del 10% – e questo è il risultato importante per la formazione di Demirtaş. Tanto importante perché, con l’ingresso in Parlamento, ha anche ridotto il numero dei seggi per l’Akp e quindi gli ha tolto la possibilità di portare avanti da solo una riforma costituzionale del Paese in senso presidenziale. Le province a maggioranza curda hanno continuato a sostenere il loro partito. Quello che si può dire è che ci sarà stato uno spostamento di voti – quel 2% in meno – da parte di un elettorato che non è curdo e che, nella precedente tornata, aveva votato il partito di Demirtaş più in funzione anti Erdogan che per un convinto sostegno alla nuova formazione politica di matrice curda.

Il ruolo della Turchia

D. – Questo voto rafforza il ruolo politico internazionale della Turchia?

R. – Senz’altro l’avere un interlocutore sicuro e stabile è un vantaggio per gli altri attori internazionali che si trovano a dialogare con la Turchia per la soluzione delle questioni regionali. Quella più importante, da una prospettiva europea, è la gestione della crisi dei migranti che è all’ordine del giorno negli ultimi mesi dell’agenda europea e di quella turca negli ultimi anni. La Turchia è il Paese che ospita il maggior numero di profughi siriani. In questo momento ce ne sono oltre 2 milioni nel Paese.

Foto:

Kremlin.ru [CC BY 3.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/3.0) or CC BY 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/4.0)], via Wikimedia Commons

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *