© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

“Per l’America è un duro periodo di prova, altro sangue sarà versato ma in Iraq vinceremo”. Sono alcuni passaggi del discorso pronunciato ieri a Fort Bragg, nel North Carolina, dal presidente americano, George Bush, nel primo anniversario del passaggio dei poteri dalle autorità statunitensi al governo iracheno. Il capo della Casa Bianca ha anche detto che gli Stati Uniti non invieranno altre truppe in Iraq e non fisseranno un termine per il ritiro. Bush ha voluto così rispondere alle forti critiche e alle continue violenze degli ultimi mesi che hanno fatto calare nei sondaggi la sua popolarità. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

Nel primo anniversario del trasferimento dei poteri agli iracheni, il presidente Bush ha respinto l’ipotesi di fissare una data per il ritiro americano dall’Iraq. Gli Stati Uniti – ha spiegato – non abbandoneranno gli iracheni prima che la missione sia terminata. Stabilire un calendario – ha aggiunto Bush – manderebbe un messaggio sbagliato al nemico. Il presidente statunitense ha ribadito, inoltre, che le truppe americane “non resteranno un giorno più del necessario”. Ha anche precisato che non sarà necessario inviare truppe aggiuntive. La strategia americana mira, infatti, a consolidare il ruolo degli iracheni nella lotta contro la guerriglia. “Man mano che gli iracheni si faranno avanti – ha chiarito il capo di Stato americano – noi potremo arretrare”.

“Irachenizzazione” del conflitto

Bush ha così annunciato l’irachenizzazione della guerra, il graduale passaggio dell’onere della difesa e della sicurezza da Washington a Baghdad facendo intravedere una “via d’uscita” dall’Iraq. Il capo della Casa Bianca ha quindi definito i presupposti per un disimpegno americano enunciando il piano del doppio binario, militare e politico, per Baghdad. Questo programma prevede un’accelerazione nell’addestramento dell’esercito iracheno e il rispetto dei tempi previsti per la stesura della Costituzione. Evocando ripetutamente lo spettro della strage delle Torri gemelle, Bush ha poi descritto l’Iraq come il fronte centrale nella lotta al terrorismo.

Legami tra regime di Saddam e 11 settembre

Il presidente americano, che ha riproposto l’ipotesi di legami tra il regime di Saddam e gli attacchi dell’11 settembre del 2001, non ha esitato a demonizzare il nemico: i guerriglieri – ha detto Bush – sono accecati dall’odio, sono capaci di qualsiasi atrocità e sono privi di morale.

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