Conclusa in Egitto conferenza sull’Iraq

© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Si è conclusa stamani a Sharm el Sheik, in Egitto, la Conferenza internazionale per la stabilizzazione dell’Iraq. Ieri, è stata raggiunta l’intesa sul piano quinquennale per la ricostruzione economica e politica del Paese del Golfo. All’incontro sul Mar Rosso hanno partecipato i ministri degli Esteri e funzionari di 47 Paesi – tra cui Stati Uniti, Siria e Iran – e rappresentanti di tutte le maggiori organizzazioni internazionali. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

Le delegazioni presenti alla Conferenza internazionale sull’Iraq sono state chiamate oggi a dare risposte su temi cruciali, quali la sicurezza del Paese arabo, la lotta al terrorismo, la gestione delle risorse naturali e il dramma dei rifugiati. Il premier iracheno, Al Maliki, ha chiesto, in particolare, maggiore collaborazione nel controllo delle frontiere. Dall’Iran, sono arrivate invece pesanti critiche al governo di Washington: la delegazione iraniana ha accusato gli Stati Uniti di aver condotto azioni terroristiche in Iraq, riferendosi soprattutto all’arresto di cinque iraniani nel Paese arabo.

Canale del dialogo non chiuso

Ma il canale del dialogo non è rimasto chiuso: esperti iraniani e statunitensi si sono incontrati infatti a margine della Conferenza. Sul versante economico e politico sono inoltre arrivati importanti segnali: il piano, approvato ieri, prevede infatti la cancellazione di 30 miliardi di dollari di debito e il rafforzamento del processo per un Iraq unito e federale, capace di garantire stabilità e sicurezza. Alla Conferenza non si è parlato solo di ricostruzione e riconciliazione in Iraq, ma anche di stabilità nell’intera regione mediorientale.

I nodi della regione

La Turchia continua a confrontarsi con il PKK, il gruppo indipendentista curdo che ha le sue basi nel Kurdistan iracheno. A tale questione si lega anche la definizione dello status di Kirkuk, città irachena ricca di petrolio, contesa da curdi, arabi e turkmeni. Giordania e Siria sono poi preoccupate per il continuo flusso di profughi dall’Iraq. L’Arabia Saudita rimprovera inoltre al premier iracheno, Nouri al Maliki, di aver ridotto la componente sunnita nel suo governo, favorendo una maggiore ingerenza dell’Iran, Paese sciita.

Appello dei vescovi caldei

Al summit è arrivato anche un accorato appello dei vescovi caldei, rivolto ai fratelli musulmani: i presuli chiedono in un documento che cessi la persecuzione dei cristiani e che si metta freno alla distruzione “culturale, istituzionale ed economica” in cui l’Iraq sta scivolando. Si invitano anche tutte le componenti sociali e religiose ad unirsi “per il comune obiettivo della pace”. Accogliendo con soddisfazione il piano di ricostruzione dell’Iraq, i vescovi sottolineano infine come il Paese non si possa ricostruire senza i cristiani, che fanno pienamente parte della storia del popolo iracheno.

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