Cile: 83 detenuti morti tra le fiamme

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Soffocati o bruciati dalle fiamme: così sono morti ieri in Cile 83 dei quasi due mila detenuti di un sovraffollato penitenziario di Santiago. All’origine della tragedia ci sono le gravi carenze del sistema carcerario che accomunano molti penitenziari dell’America Latina, come conferma al microfono di Amedeo Lomonaco Luis Badilla, giornalista cileno della nostra emittente:

R. – Soltanto poche settimane fa c’è stato un incendio in un carcere del salvadoregno, nel quale sono morti bruciati 24 giovani. Ora c’è stato questo nuovo incendio a Santiago del Cile. Non è, purtroppo, la prima volta che in questi ultimi mesi, in questi ultimi anni, si registrano in l’America Latina episodi simili. “Questo dimostra – come ha detto il cardinale di Santiago del Cile, Francisco Javier Errázuriz – che ci troviamo di fronte ad un’emergenza che riguarda l’intero sistema carcerario latinoamericano”.

Sovraffollamento

D. – Un sistema carcerario caratterizzato anzitutto dal sovraffollamento, ma anche da altre terribili condizioni…

R. – Anzitutto le strutture materiali: le carceri latinoamericane sono i fabbricati più scadenti di tutta l’America Latina e questo non solo perché spesso si tratta di vecchie costruzioni che erano state realizzate per altre ragioni e per altri motivi, ma anche perché non hanno nessun tipo di manutenzione. In media, poi, quasi il 90 per cento delle carceri ha una popolazione che è esattamente il doppio di quella che dovrebbe avere e per la quale è stata costruita. E’ un sistema carcerario dove non c’è nessuna condizione minima per la riabilitazione. Ricordo che l’episcopato cileno, non più di cinque mesi fa, in un documento specifico, avvertiva le autorità del Paese sul pericolo che si annidava nei penitenziari cileni, dal punto di vista di quella che la pastorale cilena chiamava la “convivenza carceraria”.

Impegno della Chiesa dell’America Latina

D. – Di fronte a questo dramma, prosegue l’impegno della Chiesa dell’America Latina per cercare di aiutare la popolazione carceraria …

R. – L’opinione pubblica latinoamericana non ha coscienza del problema o dell’emergenza carceraria. La Chiesa è praticamente l’unica voce a sottolineare continuamente questo problema e ad esercitare pressioni sulle autorità. Certamente, si tratta anche di un problema di risorse finanziarie, di risorse economiche ma, come dicevano i vescovi cileni, “non necessariamente occorrono molte risorse finanziarie per umanizzare il carcere”. Lo si può umanizzare anche nella povertà. Si può vivere da detenuto col rispetto della propria dignità anche nella povertà. Non occorre risolvere il tutto con grandi somme economiche. “Spesso – aggiungevano i vescovi cileni – la questione delle grandi somme finanziarie ed economiche può essere tra l’altro una scusa o un pretesto per non fare nulla”.

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