Celebrate le esequie del giudice Gianluigi Marrone

© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Ultimo commosso saluto ieri a Roma, nella Chiesa di Santa Maria in Trastevere, a Gianluigi Marrone, deceduto lunedì scorso. Le esequie del giudice unico dei tribunali dello Stato della Città del Vaticano e presidente dell’Associazione Santi Pietro e Paolo sono state presiedute da mons. Fernando Filoni. Il sostituto della Segreteria di Stato ha anche portato “la vicinanza spirituale e la benedizione del Santo Padre Benedetto XVI”. Alla liturgia esequiale hanno partecipato numerose autorità ecclesiastiche, parenti ed amici. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

Il cuore è triste ma confortato dal “balsamo spirituale della Parola di Dio”. Nell’animo – ha detto mons. Filoni – convivono due sentimenti contrastanti: “il dolore per il distacco da un uomo chiamato alla casa del Padre nel pieno della maturità” e l’intima certezza che “la sua bontà e il suo impegno per la Chiesa lo stanno avvicinando alla pienezza della vita, dove incontra il Signore Gesù”. Ricordando Gianluigi Marrone, una “persona tanto amata e stimata, un amico prezioso per il suo servizio professionale e per la fedeltà della testimonianza cristiana”, mons. Filoni ha sottolineato che per chi è gradito al Signore, la morte perde il suo volto minaccioso.

L’avvocato Marrone è un esempio per tutti

Diventa una partenza, un passaggio necessario verso la vera patria, dopo che il fiume della vita, sgorgato dalla Sorgente, compie “un viaggio più o meno lungo e tortuoso” per sfociare nel mare, per tornare alla casa del Padre. Gesù rivolge a tutti noi l’invito “a seguirlo, a camminare con Lui e, soprattutto, come Lui”. In questo “come” – ha detto mons. Filoni – possiamo rileggere tutta la vita dell’avvocato Gianluigi Marrone, un esempio per tutti: “come padre di famiglia e avvocato, come giudice e come zelante servitore della giustizia in Italia e in Vaticano”. Una vita che si può riassumere con una frase, tratta dalla preghiera a Maria Santissima che i membri dell’Associazione Santi Pietro e Paolo, di cui era presidente, conoscono molto bene: “Sia nostra gloria fortemente operare e generosamente soffrire”.

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