Il card. Bertone ricorda la figura di Giovanni XXIII

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Campione di bontà ma non di ‘buonismo’, esempio di mitezza e al tempo stesso, quando necessario, di determinazione irremovibile. E’ questo il ritratto, affiancato all’immagine evangelica del Buon Pastore, proposto domenica scorsa dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone per ricordare la figura di Giovanni XXIII, in occasione dell’anno giovanneo indetto nel 50.mo anniversario della sua elezione al Soglio di Pietro. Durante l’omelia, pronunciata nella Chiesa di Sant’Alessando in Colonna a Bergamo, il porporato ha anche sottolineato che “Giovanni XXIII, chiamato affettuosamente da molti il ‘Papa buono’, sapeva essere determinato e battagliero. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

Il segretario di Stato vaticano ha ripercorso l’opera di Giovanni XXIII ricordandone “la forza della dolcezza, lo zelo della pazienza”: l’ottica caratterizzata dalla bonarietà e dall’umanità di Papa Roncalli – ha detto il porporato – non può escludere la sua determinazione indomita nel fare e nel suscitare il bene senza tregua e senza timori. E’ quanto sostiene anche mons. Giovanni Carzaniga, direttore della Fondazione Giovanni XXIII e parroco della Chiesa di Sant’Alessandro in Colonna a Bergamo:

“Mi sembra un’ottica molto vera, nell’intento di vedere Papa Giovanni senza ridurlo a questa dimensione di bontà, che potrebbe suonare quasi come un buonismo. Papa Giovanni è stato invece una persona, certamente, che ha cercato appunto il bene in tutte le maniere: ha sempre cercato ciò che unisce e non ciò che divide. E’ stato capace di perdono, di misericordia, di pazienza; indubbiamente, è stato un uomo di grande tenacia”.

L’intuizione del Concilio

Sotto il peso di essere stato etichettato come “un Papa di transizione” – ha affermato il porporato – Papa Roncalli ebbe il coraggio di accettare la sfida posta dai tempi e dall’emergere di esigenze che richiedevano dalla Chiesa risposte nuove. L’annuncio del Concilio Vaticano II fu improvviso e inatteso: “Non c’erano pressioni di sorta – ha fatto notare il cardinale segretario di Stato – né errori che non fossero già stati condannati, ma solo la decisione solitaria di un vegliardo”. Quali, allora, i motivi ispiratori di quella scelta? Mons. Carzaniga:

“L’intuizione fu quella che il Concilio sia a livello universale espressione della capacità della Chiesa di riproporre la dottrina di sempre ma in un tempo, in un modo adatto. Lui aveva proprio questa forte convinzione che i Concili – Trento, in particolare – avessero dato alla Chiesa quella capacità di adeguarsi ai tempi”.

Eredità di Papa Giovanni XXIII

Del pontificato di Giovanni XIII il cardinale Tarcisio Bertone ha anche sottolineato l’interpretazione efficace della sintesi tra “fedeltà e dinamica di cui è intessuta la vita stessa della Chiesa”. Una sintesi – ha detto – perfettamente incarnata da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Come si è estesa l’eco della grande eredità spirituale di Giovanni XXIII? Ancora mons. Giovanni Carzaniga:

“Penso che Giovanni Paolo II – a parte l’eredità anche nel nome – abbia colto di Papa Giovanni un tono di respiro universale. Giovanni Paolo II credo che abbia esteso questa mondialità ad un tono di profonda umanità e vicinanza. Mi sembra siano priorità che anche Benedetto XVI ha inserito nel suo pontificato. Penso in particolare al cammino, alle ‘ragioni della fede’ compresa con la mente, con il cuore e con la vita. Credo che sia un modo chiaramente diverso, ma molto vicino a quello di Papa Giovanni”.

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