Burundi: sforzi per trovare una tregua totale

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Ore cruciali per il Burundi: dopo 13 anni di guerra civile, il governo del Paese africano e le Forze nazionali di liberazione (FNL) si sono impegnati a trovare un’intesa per un cessate il fuoco totale entro due settimane. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

Dopo un anno di frenetiche trattative, c’è stato ieri lo storico incontro tra i delegati del governo burundese e i ribelli appartenenti all’ultima formazione della guerriglia, di etnia hutu, ancora attiva nel Paese africano. Per il Burundi, drammaticamente segnato da 13 anni di guerra civile costati la vita ad oltre 300 mila persone, questo primo passo può costituire l’inizio di una nuova era di pace. La definizione di un accordo per una tregua totale tra le parti, può avere inoltre effetti positivi per tutta la regione dei Grandi Laghi, tra le più instabili dell’intera Africa.

Accordo parziale

Ma l’intesa è ancora parziale: il presidente del Burundi, Pierre Nkurunziza, si è detto “soddisfatto a metà”. “Il governo – ha spiegato – era pronto, era sicuro di firmare un accordo di cessate il fuoco”. Invece – ha aggiunto – è stato trovato solo un “accordo di principio”. Un primo sforzo che, anche se parziale e provvisorio, alimenta comunque importanti speranze di pace: nel documento siglato ieri dalle parti si sottolinea, infatti, che governo e ribelli convengono di cessare le ostilità e si impegnano ad avviare discussioni serie al fine di giungere a un cessate il fuoco integrale”. “Dopo una separazione effettiva tra la branca politica e la branca militare – prosegue il testo – il gruppo di liberazione del popolo hutu potrà chiedere di essere accettato come partito politico, conformemente alla legge”.

Da avviare il processo di liberazione dei detenuti politici

Dopo l’entrata in vigore effettiva del cessate il fuoco – si legge infine nel documento – “sarà avviato un processo di liberazione dei prigionieri politici e dei prigionieri di guerra”.  Si tratta di un percorso che però presenta ancora alcuni ostacoli. Secondo la portavoce della presidenza, il principale punto di dissenso tra governo e ribelli resta quello dell’esercito. Gli insorti hanno chiesto che sia rifondato. Ma il governo esclude, nel modo più categorico, questa possibilità.

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