Blitz antimafia. Intervista al Card. Romeo

© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

A Palermo nuova maxi operazione contro la mafia. Sono state arrestate almeno 30 persone. Grande slancio alle indagini lo hanno fornito le numerose vittime del “pizzo”. Diversi imprenditori hanno denunciato i loro estorsori. Quali le cause di questo progressivo sfaldamento del muro dell’omertà? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto all’arcivescovo di Palermo, cardinale Paolo Romeo:

 

R. – Questi arresti – di cui ancora si hanno notizie sommarie – si susseguono con una certa regolarità, perché un mese e mezzo fa è stata fatta un’operazione simile nel quartiere Brancaccio. Innanzitutto perché le forze dell’ordine – soprattutto la magistratura – hanno cercato di sofisticare i loro sistemi di indagine e poi perché in questo momento di crisi non c’è più tolleranza da parte degli imprenditori. Ci si sente leggermente più protetti rispetto al passato nella misura in cui lo stato di diritto viene affermato. E la gente prende coraggio perché non ha alternativa. Oggi poi, arrestando i capi, ci sono capi meno esperti che quindi diventano più violenti, più aggressivi e la gente fa quadrato; sta prendendo coscienza che questo sistema favorisce un comportamento mafioso di cui ciascuno di noi deve sentirsi responsabile.

Crisi di valori

D. – Cosa è più forte della paura? C’è anche forse un valore etico che comincia ad essere sempre più diffuso…

R. – Personalmente su questo valore etico  – di cui la gente sta prendendo certamente coscienza – ho i miei dubbi perché quello che ci colpisce è sì una crisi economica, ma alla base c’è crisi dei valori. E se io osservo tutto questo mondo dell’illegalità, mi accorgo che cresce in un modo sempre più esponenziale. La corruzione la vediamo crescere dovunque! Allora questo mondo dell’illegalità sta continuando ad andare avanti; un mondo che vede violata la dignità umana perché non ha lavoro, non ha dignità. Ora, queste angosce pesano gravemente sulla società di oggi e le minacce sono da parte di tutti: la minaccia dell’insicurezza nelle case, la minaccia del furto, della rapina. La minaccia è generalizzata.

L’antimafia coinvolga tutta la società

D. – In questa società sconvolta da minacce, da angosce, qual è oggi il migliore “antivirus” contro il mondo dell’illegalità, contro il mondo della mafia?

R. – Io credo che quello che diceva Pino Puglisi abbia piena attualità. Per questo motivo lo hanno ucciso: perché andava al nocciolo delle questioni. Ognuno deve fare qualcosa. Quante volte ho discusso con gli amministratori locali quando veniva un presidente della Regione o un sindaco e dicevano: “Io lotto contro la mafia, lei faccia funzionare bene il Comune. Lei – replicavo – faccia funzionare bene la Regione”. La mafia la lottiamo tutti! La lotta il padre di famiglia quando forma i figli; la lotta il prete quando confessa, quando fa catechesi, quando forma le coscienze … Un maestro che fa il suo dovere educativo sta lottando contro la mafia, così come un giudice quando conduce le sue indagini, come le forze dell’ordine quando cercano di proteggere la vita e i beni dei cittadini.

Ognuno deve fare qualcosa

Se pensiamo che l’antimafia la fa il politico, questo parla, parla tanto di antimafia ma forse è colui che, magari, si trova nelle grinfie della mafia stessa. Quindi ognuno di noi deve fare qualcosa; nessuno deve dire: “Ma è un fenomeno che devono risolvere gli altri”. No! C’è qualcosa che ognuno di noi deve fare. Noi ci troviamo di fronte ad una situazione in cui deleghiamo agli altri; restiamo affacciati alla finestra e noi diciamo: “ lo facciano le forze dell’ordine, lo faccia la magistratura”. No, non è così. La città – la polis – siamo tutti noi. E qui è il problema: perché da una parte la mafia continua a crescere o a sopravvivere? Se non c’è lavoro, una persona cosa fa?

La mafia della corruzione

Sentiamo la responsabilità di una persona costretta all’ozio perché non ha lavoro è esposta al vizio; l’uso della droga aumenta, l’uso dell’alcol aumenta, la prostituzione è a 360 gradi … E dall’altra parte, il vizio è come una calamita che attira manovalanza, che sfrutta le frustrazioni delle persone. È lì che dobbiamo interromperla! Allora, è finita la grande stagione della mafia che attaccava le istituzioni; è arrivato un altro tipo di mafia, quella della corruzione. E allora la confisca dei beni dà i suoi frutti. La mafia prende altre forme, si sposta nel territorio. Adesso si accorgono che l’Expo è stata infiltrata; si accorgono che nel Mose ci sono giri di centinaia di milioni, perché se qui in Sicilia si muovono le briciole, là si muovono i “grossi pani”. Veramente dobbiamo dire: “Ognuno di noi deve fare qualcosa”; non possiamo delegare a nessuno questo mandato. Questo è l’antivirus contro la mafia.

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