Benedetto XVI all’Angelus preoccupato per il Myanmar

© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Il Papa oggi all’Angelus ha espresso preoccupazione per la situazione in Myanmar assicurando la propria vicinanza alla popolazione dell’ex Birmania. Benedetto XVI ha anche riproposto la parabola dell’uomo ricco e del povero Lazzaro sottolineando come si presti ad una lettura in chiave sociale. Ascoltiamo l’appello del Santo Padre sul Myanmar nel servizio di Amedeo Lomonaco:

Apprensione del Papa per gli eventi in Myanmar

“Seguo con grande trepidazione i gravissimi eventi di questi giorni in Myanmar e desidero esprimere la mia spirituale vicinanza a quella cara popolazione nel momento della dolorosa prova che sta attraversando. Mentre assicuro la mia solidale ed intensa preghiera e invito la Chiesa intera a fare altrettanto, auspico vivamente che venga trovata una soluzione pacifica, per il bene del Paese”.

Speranze nella pace

Il Papa ha poi rivolto la sua attenzione alla penisola coreana auspicando nuovi progressi nel processo di pace.
 
“Raccomando alla vostra preghiera anche la situazione della Penisola coreana, dove alcuni importanti sviluppi nel dialogo fra le due Coree fanno sperare che gli sforzi di riconciliazione in atto possano consolidarsi a favore del popolo coreano e a beneficio della stabilità e della pace dell’intera regione”.
 
Ad alimentare nuove speranze di pace è soprattutto l’incontro previsto il 2 ottobre a Pyongyang, in Corea del Nord, tra il presidente sudcoreano Roh Moo-hyun e il leader nordcoreano Kim Yong-il. Questo nuovo vertice avrà come tema centrale la rinuncia del programma nucleare da parte della Corea del Nord in cambio di aiuti economici.

La parabola dell’uomo ricco

Nella sua catechesi prima della recita dell’Angelus, Benedetto XVI ha proposto la parabola dell’uomo ricco e del povero Lazzaro. “Il ricco – ha detto il Papa – impersona l’uso iniquo delle ricchezze da parte di chi le adopera per un lusso sfrenato ed egoistico, pensando solamente a soddisfare se stesso, senza curarsi affatto del mendicante che sta alla sua porta”. Il povero, al contrario, rappresenta la persona – ha aggiunto il Santo Padre – di cui soltanto Dio si prende cura.

“Chi è dimenticato da tutti, Dio non lo dimentica; chi non vale nulla agli occhi degli uomini, è prezioso a quelli del Signore. Il racconto mostra come l’iniquità terrena venga ribaltata dalla giustizia divina: dopo la morte, Lazzaro è accolto “nel seno di Abramo”, cioè nella beatitudine eterna; mentre il ricco finisce all’inferno tra i tormenti”.

Lettura in chiave sociale

Questa parabola – ha osservato Benedetto XVI – si presta anche ad una lettura in chiave sociale. A questo proposito, il Papa ha citato alcuni passi dell’Enciclica Popolorum progressio di Paolo VI: “si tratta di costruire un mondo in cui ogni uomo… possa vivere una vita pienamente umana… dove il povero Lazzaro possa sedersi alla stessa mensa del ricco”. Il pensiero del Santo Padre è quindi andato alle popolazioni che soffrono per situazioni di miseria:

“Come non pensare, in questo momento, specialmente ai Paesi dell’Africa subsahariana, colpiti nei giorni scorsi da gravi inondazioni? Ma non possiamo dimenticare tante altre situazioni di emergenza umanitaria in diverse regioni del pianeta, nelle quali i conflitti per il potere politico ed economico vengono ad aggravare realtà di disagio ambientale già pesanti”.

Il richiamo all’appello di Paolo VI

L’appello di Paolo VI: “I popoli della fame interpellano in maniera drammatica i popoli dell’opulenza” – ha detto il Santo Padre – conserva oggi tutta la sua urgenza. “E non possiamo dire – ha affermato il Papa – di non conoscere la via da percorrere: abbiamo la Legge e i Profeti, ci dice Gesù nel Vangelo”. “Dobbiamo condividere il tanto o il poco che abbiamo – ha concluso Benedetto XVI – e contribuire incominciando da noi stessi a diffondere la logica e lo stile dell’autentica solidarietà”.

Foto:

By racoles (Monks Protesting in Burma) [CC BY 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/2.0)], via Wikimedia Commons

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