Alta tensione tra Iran e Israele

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Dopo le esternazioni del presidente Ahmadinejad, secondo il quale “Israele deve essere cancellato dalla carta geografica”, la situazione in Iran è sempre più tesa: due ordigni artigianali di bassa potenza sono esplosi di fronte agli uffici di due compagnie britanniche a Teheran. Fortunatamente, la deflagrazione non ha causato vittime. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

Il governo iraniano ha concesso agli ispettori nucleari delle Nazioni Unite l’accesso ad un impianto militare di alta sicurezza nel quadro degli sforzi destinati ad evitare il deferimento all’ONU. L’esecutivo di Teheran ha annunciato, inoltre, la sostituzione del suo ambasciatore a Londra, considerato un riformista favorevole a più stretti legami con l’Occidente.

25 anniversario dell’occupazione dell’ambasciata Usa

Il provvedimento si inserisce in una profonda riorganizzazione del corpo diplomatico iraniano che, secondo la stampa della Repubblica islamica, dovrebbe anche prevedere la sostituzione degli ambasciatori in Francia e in Germania. Intanto l’ambasciatore italiano in Iran, Roberto Toscano, è stato convocato dal ministero degli Esteri per ricevere una nota ufficiale di protesta per la manifestazione di domani a Roma, alla quale Teheran risponderà con una contromanifestazione davanti all’ambasciata italiana. In Iran continuano, infine, le celebrazioni organizzate dalle autorità per ricordare il 25.mo anniversario dell’occupazione dell’ambasciata americana. Nel 1979 gli studenti appartenenti al gruppo dei Pasdaran, i Guardiani della Rivoluzione, hanno tenuto in ostaggio 53 diplomatici e impiegati dell’ambasciata per 444 giorni. Da allora, Stati Uniti e Iran non intrattengono più relazioni diplomatiche.

Intervista con il prof. Adriano Rossi

Sull’attuale corso della politica estera iraniana, segnata dalle durissime dichiarazioni del presidente Ahmadinejad contro Israele, ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco, l’iranista ed ex rettore dell’Università Orientale di Napoli, Adriano Rossi:

 

R. – Bisogna vivere in Iran per capire il livello di eccezionalità di queste esternazioni. Io penso che questo sia un punto molto importante: credo che la comunità internazionale per vari motivi, non interni ma esterni, abbia accentuato il peso dichiarazioni che vengono fatte molto spesso contro il sionismo in Iran e, devo dire, anche in altri Paesi dell’area araba. Queste dichiarazioni sono state rilasciate in una ricorrenza nella quale, tutti gli anni, si ha una particolare focalizzazione intorno al tema della lotta contro il sionismo.

Politica iraniana

D. – La linea dura iraniana nasce anche da una debolezza nella politica interna?

R. – Sì, probabilmente l’attuale presidente è più debole di quanto non sia apparso inizialmente a noi. Con varie fazioni, partiti, sono in atto scontri politici tra diverse linee. La linea di questo presidente è una linea populistica, si appoggia molto sui giovani delle periferie. Quindi, è possibile che stia organizzando una qualche forma di neo khomeinismo. Naturalmente, bisogna vedere come la comunità internazionale voglia percepire questo tipo di cose che stanno succedendo da vari mesi.

Tensioni e programma nucleare iraniano

D. – Le pressioni dell’Iran e le esternazioni contro Israele seguono le pressioni sull’Iran per il programma nucleare di Teheran. C’è una relazione?

R. – Probabilmente sì. Qui c’è anche un gioco tra l’Unione Europea, che ha avuto sempre posizioni di apertura nei confronti della volontà di dialogo dell’Iran e ora invece sta prendendo una posizione che appare, anche da dentro l’Iran, molto rigida. Quindi, è chiaro che l’Iran percepisca apparentemente la posizione dell’Europa sul nucleare, ma potrebbero esserci anche discorsi strategici di più vasta portata e la percepisca come una questione in irrigidimento. Speriamo che l’Europa mantenga i nervi saldi come ha già fatto in varie altre circostanze, essendo ferma nei punti in cui occorre essere fermi, ma mantenendo quella flessibilità che ha permesso finora di avere rapporti molto civili con una cultura come quella dell’Iran, che è un grandissimo Paese.

Neo khomenismo

“Quindi, rompere i rapporti per episodi, che non si capisce bene come si incastrino dentro reali strategie internazionali, sarebbe un errore certamente da parte dell’Europa e dell’Italia. Se quello dell’attuale presidente fosse un neo khomeinismo, certamente ha usato sempre molto il mezzo della mobilitazione di piazza. E’ uno dei modi tradizionali di fare politica in Iran, anche molto prima dell’epoca islamica, prima dell’epoca dello scià, della rivoluzione democratica di inizio ‘900”.

Manifestazioni in Iran

D. – Come si devono giudicare le manifestazioni di questi giorni a Teheran?

R. – L’Iran è un Paese di grandi passioni politiche, che in qualche modo, con molte differenziazioni può ricordare l’Italia. Molti dei Paesi arabi non hanno fatto registrare invece una mobilitazione. Hanno conosciuto una costruzione, una passione politica che arrivi a livelli popolari così capillari. E’ consueto vedere scendere un milione di persone in piazza a Teheran.

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